Accade in un giorno di Settembre che tre personaggi si accorgano che la vita in cui si ritrovano non è quella che sognavano. Che la felicità è un’idea lontana eppure ancora possibile. Maria, 14 anni, per evitare brutte figure con il ragazzo di cui è da sempre innamorata, si farà aiutare da Sergio. Francesca, complice il risultato di una delicata visita medica, sta cambiando radicalmente la prospettiva sulla sua vita, avvicinandosi sempre di più alla sua amica Debora. Guglielmo, da quando la moglie l’ha lasciato, vive come bloccato in una bolla di apatia, in cui l’unico contatto reale sembra essere quello con Ana, una giovane prostituta che frequenta regolarmente, la quale inizia ad uscire con un ragazzo.
“Giulia Steigerwalt, già brillante sceneggiatrice dietro alcuni titoli dei quali il recente cinema italiano può andare fiero (Croce e delizia, Il campione...), mette in scena all’esordio da regista un racconto corale che sceglie una terra di mezzo tra commedia e dramma, ben rispecchiata dal mese del titolo, non più estate e non ancora autunno. Questo restare in sospeso, equidistante dalle solite periferie romane di maniera e pure dalla voglia di fare l’indie americano, giova alla sua piccola ronde di persone comuni variamente collegate tra loro alle prese con cambiamenti e decisioni importanti, soprattutto d’amore (chi è al primo, chi all’ultimo, chi a quello vero). C’è la malmaritata (Ronchi, bravissima), con marito indifferente, che cerca (non solo) solidarietà nell’amica del cuore ugualmente malmaritata (Thony, radiosa), c’è la ragazzina alla prima volta come se fosse un cartellino da timbrare, c’è la giovane prostituta dell’est che s’innamora di un ingenuo garzone di supermercato dal sorriso contagioso. C’è la vita di tutti i giorni, il suo picchiarci sulla spalla, il suo chiederci di essere vissuta davvero. Basta poco, magari anche solo il guardare bene chi si ha accanto e chi dovrebbe, invece, esserci. Senza scene madri. «Del dramma non c’è per forza bisogno» dice il maturo ginecologo in cerca di un senso da dare a un’esistenza strascinata (Bentivoglio, poche volte così misurato). È anche la piccola grande lezione di Settembre, preciso nella regia, attento nella direzione degli attori, capace di coinvolgere e di emozionare davvero, senza mai barare.”
Rocco Moccagatta, “FilmTV”
“Sono storie che si toccano, si sfiorano, a volte si intrecciano, in una Roma solare e lontana dal centro, calda ma non afosa, che abbraccia con maternità anche nelle sue asperità (la fotografia è di Vladav Radovic). E che risveglia i personaggi dal torpore, mettendoli di fronte a un dolce imperativo: non farsi annientare dalle tragedie. Perché, come dice Guglielmo, gli scossoni a volte sono utili per innescare qualcosa, non c’è bisogno di immolarsi a un dramma.
È un film delizioso, Settembre, che espande il cortometraggio omonimo di Steigerwalt innestando l’avventura dei ragazzini con gli episodi degli adulti. C’è un affetto sincero nei confronti dei suoi protagonisti e c’è molta empatia nel raccontare il loro percorso di accettazione delle difettosità. Non si tratta di indulgenza quanto proprio di prossimità emotiva, anche nei confronti di coloro che manifestano qualche limite nell’articolare il discorso amoroso o nel “pensare per due” poiché si sta insieme anziché “per uno” nonostante si stia insieme.”
Lorenzo Ciofani, “La Rivista del Cinematografo”