Una storia riflessiva sulla condizione di vita dei “vecchi” giovani di oggi. Un dialogo col pubblico, un flusso di coscienza in cui l’attore si mette a nudo raccontando la sua visione del mondo. Uno spettacolo ironico e divertente, un racconto dolce e toccant, un viaggio che porta a chiedersi: A cosa serve la poesia in un mondo come questo? Un poeta è solo, solo come tutti. Triste come tutti. Felice. Felice come tutti. Ma la verità è che il mondo sta cambiando, e se il futuro non è più quello di una volta, essere “giovani” è sempre un problema.
“Potevo nascere nella preistoria, quando la ricchezza dell’intero pianeta era a disposizione di tutti, lì, a portata di selce, non nelle mani di poche migliaia di oligarchi. Avrei potuto accendere fuochi in angoli deliziosi della foresta, cuocere roditori non geneticamente modificati, godermi tutti i 25, 26 anni di vita che avevo a disposizione senza dover invidiare un decrepito stregone ventinovenne perché ‘tanto io la pensione non la prenderò mai’”…