L'uomo con la macchina da presa
(Cˇelovek s kinoapparatom, URSS/1929) di Dziga Vertov (60')
Il film-manifesto del ‘cine-occhio' vertoviano: un cameraman indiavolato tenta di catturare la realtà generando una suite di straordinarie inquadrature. Cinema senza soggetto, centinaia di microtrame irrisolte, unico fil-rouge la cronaca di una giornata sovietica. "Lo scopo di questa opera sperimentale è quello di creare un linguaggio cinematografico assoluto e universale, completamente libero dal linguaggio del teatro e della letteratura": così il regista nei programmatici titoli di testa di questo "abbagliante fuoco d'artificio del ‘montaggio sovietico', giunto alla sua autentica perfezione alla fine degli anni Venti" (Bernard Eisenschitz). (ac) Copia proveniente da EYE International
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LA SIGNORINA E IL TEPPISTA
(Bàryšnja i chuligà, URSS/1918) di Vladimir Majakovskij ed Evgenij Slavinskij (44')
Majakovskij incontra De Amicis. Sorprende che l'unico film sopravvissuto del poeta e drammaturgo georgiano sia tratto da una novella (La maestrina degli operai) di un cantore dei buoni sentimenti borghesi, sideralmente lontano dai suoi incendiari slanci rivoluzionari. Ma di questo mélo popolare che racconta di un furfante dal cuore d'oro innamorato di una maestrina nella Russia prerivoluzionaria, a colpire maggiormente è proprio la sua canagliesca interpretazione, memore degli amatissimi Fairbanks, Chaplin e Keaton: "nel ruolo che si è scritto addosso, su misura, Majakovskij, con la sua ombrosa virilità, sa gestire la mimica corporea e facciale con perizia sorprendente: se il corpo è ancora teatro, il volto è già cinema" (Goffredo Fofi). (ac)
Accompagnamento al piano di Daniele Furlati