L’innocenza
(怪物, Giappone/2023) di Kore'eda Hirokazu (126')
Ambientato in Giappone, in una tranquilla cittadina sul lago, Il piccolo Minato è figlio di una madre single molto affettuosa e la vita scorre serena. Un giorno il bambino torna da scuola e la donna si accorge che ha uno strano comportamento. A scuola, c’è stata una rissa, sembra essersi trattato di una semplice lite tra bambini. Quando gli alunni coinvolti vengono interrogati, le loro risposte tradiscono qualcosa di più grave. La madre di Minato intuisce che l’insegnante è responsabile della rissa e vuole indagare più approfonditamente. Man mano che la storia prende forma, il problema si ingigantisce e la questione diventa di dominio pubblico. Una mattina, all’improvviso i bambini sembrano essere scomparsi…
- Festival di Cannes 2023 a Yūji Sakamoto per miglior sceneggiatura;
- Festival di Cannes 2023, Queer Palm.
“Monster è una fiaba luccicante sulla fragilità.
E’ un film atipico di Hirokazu Kore’eda rispetto ai suoi squarci di vita, aperti come istantanee all’inafferrabilità delle cose, e segnato da due collaborazioni importanti. Quella con lo sceneggiatore Sakamoto Juji, che cofirma il copione (Kore’eda in genere scrive da solo) e quella con il grande musicista Ryuichi Sakamoto, scomparso a marzo 2023, e di cui Monster è l’ultima colonna sonora.
Temi ricorrenti di Kore’eda – l’infanzia, la decostruzione del nucleo famigliare tipico che si ricompone liberamente al di là dei vincoli di sangue, l’abbandono, il crimine… – una struttura drammatica inedita, ad incastro. Monster è infatti un film puzzle, che inizia con l’immagine di un grosso edificio in fiamme e poi ripercorre la stessa trama da più punti di vista. Il primo è quello di una giovane vedova che osserva suo figlio Minato comportarsi sempre più stranamente. Convinta che il bambino sia oggetto delle persecuzioni di un insegnante, la donna intenta una protesta con la scuola, presieduta da una direttrice taciturna e reduce da un grande lutto. Il punto di vista del maestro, pieno di buone intenzioni, ma afflitto da un sorriso inquietante, racconta una storia completamente diversa. E il puzzle trova finalmente il suo senso quando, nella terza parte del film, il racconto raggiunge Minato, e un suo compagno di scuola un po’ folletto, ostracizzato dal resto della classe.
Kore’eda ha sempre dimostrato grande affinità con i bambini e gli anziani – che la società rende più fragili, ma che nei suoi film spesso contrastano quella fragilità con una dolce, ostinata luccicanza. Monster non fa eccezione e, nel suo terzo atto, assume la dimensione magica di una fiaba, esilarante e triste.
Nelle note di produzione del film, Kore’eda descrive così l’essersi sentito (da anni) accomunato ai temi espressi dalle sceneggiature di Juji – «era come se inalassimo la stessa aria ma la esalassimo diversamente». In Monster, aggiunge: «Abbiamo coordinato il nostro respiro». Parte di quella coordinazione ha significato anche un lavoro modificato con gli attori, che – diversamente dal solito – hanno dovuto attenersi alla sceneggiatura. E questo vale anche per i bambini a cui in genere Kore-Eda non faceva vedere lo script. «Coltivo sempre costanti dubbi sulle mie sceneggiature. In questo caso, dato che era scritta da un altro, sul set non dovevo rivisitare i miei errori. Tutto era nitido e quindi durante la lavorazione mi sono divertito molto».”
Giulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto
Prima visione