Cultura Bologna
copertina di Il sol dell’avvenire
4 agosto 2023, 21:30 @ Arena Puccini

Il sol dell’avvenire

(Italia/2023) di Nanni Moretti (95') | Arena Puccini 2023

Il sol dell'avvenire

Regia: Nanni Moretti

Interpreti: Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Mathieu Amalric, Jerzy Stuhr, Elena Lietti, Renzo Piano, Chiara Valerio, Corrado Augias

Origine e produzione: Italia, Francia / Nanni Moretti, Domenico Procacci, Sacher Film, Fandango, Rai Cinema, Le Pacte

Durata: 95’

Giovanni dirige, tra mille incertezze, un film sulla vita di un intellettuale comunista nel fatidico 1956, l'anno dell'invasione sovietica dell'Ungheria. Nel frattempo il suo matrimonio va in crisi.

“Se si dovesse dare un voto da uno a dieci a Il sol dell’avvenire sarebbe senz’altro 9 e 1/2. Per due motivi. Il primo più strettamente legato ai ricordi scolastici, perché questo lavoro sfiora la perfezione, il secondo perché forse come non mai Nanni ha preso Fellini come chiave, sia mostrando la sequenza finale di La dolce vita, sia citando 8 e 1/2, sia utilizzando il circo come momento importante del suo racconto, sia con la scena iniziale in cui il titolo del film viene dipinto sulle arcate di un ponte come a suo tempo al teatro 5 di Cinecittà dipingevano il cielo azzurro con nuvole i due operai sul trabattello.

Del resto «il cinema è come il lavoro dei trapezisti, non si sa mai cosa succederà». Però Fellini non è l’unico regista a comparire, ci sono Ophüls e l’inizio di Lola, viene citato Un uomo a nudo di Frank Perry, The Blues Brothers di John Landis (per l’unica deroga possibile nei confronti delle pantofole usate da Aretha Franklin) e ancora Kieslowski e Un breve film sull’uccidere, John Cassavetes e l’improvvisazione, San Michele aveva un gallo dei fratelli Taviani e chissà quant’altro sfuggito nell’inarrestabile e irresistibile racconto a incastri orchestrato da Nanni. […]

Il film parla di comunismo, ortodossia, obbedienza e politica, poi di cinema e di etica, ma anche d’amore e di rapporti di coppia, con un utilizzo emotivamente irresistibile di canzoni italiane (Noemi, Tenco, De André, Battiato).

E ancora Nanni insiste con i suoi capisaldi: le scarpe, magistrale la critica del sabot, l’interferire con quanto devono dire gli altri, le facce che commentano quel che succede e di solito viene disapprovato, il riferimento ungherese, le frasi in inglese (indimenticabile «what the fuck»).

Ma ci sono anche momenti decisamente innovativi come il confronto con Netflix, un’imprevedibile tolleranza, seppur non in prima battuta, nei confronti del fidanzato della figlia piuttosto agé. Moretti si rivolge ai suoi coetanei, a coloro che hanno avuto una formazione simile e orientata a sinistra e li invita a riflettere, non sul comunismo, ma sulla vita in generale e anche sulla morte.

Inevitabile poi che il suo pubblico (anche se il suo alter ego afferma «mi piace dire che non penso al pubblico quando faccio un film» salvo aggiungere subito «ma non so se sia vero») si ritrovi sia nei momenti di passione cinematografica, sia in quelli più esistenziali perché qui siamo alla «morte dell’arte, del comunismo e dell’amore». Questo nuovo Moretti è un film che prende il cuore e lo strizza spremendone commozione ma anche grandi e liberatorie risate.

Perché si ride davvero molto di fronte a questo monumentale guardarsi allo specchio, con tanta voglia di avere tutto sotto controllo mentre la realtà è sfuggente, scivola da tutte le parti, devia in modo imprevedibile, è inafferrabile e una volta che sembra di averla agguantata e addomesticata è già andata altrove a disegnare nuove trame.

CI SARÀ chi potrà storcere il naso, affermando che questa è un’ulteriore prova del narcisismo di Moretti e della sua autoreferenzialità (addirittura nel film si autodefinisce «delizioso»). E allora forse vale la pena di scomodare di nuovo Fellini per ricordare che tutto il suo cinema era autoreferenziale, ma questo non è stato certamente un limite, anzi ha contribuito in maniera decisiva a farlo diventare addirittura un aggettivo.”

Antonello Catacchio, Il Manifesto