Il gusto delle cose
(La Passion de Dodin Bouffant, Francia/2023) di Trần Anh Hùng (134')
Sul finire del XIX secolo in Francia Eugenie, cuoca sopraffina, e Dodin-Bouffant, famoso gastronomo, lavorano fianco a fianco da vent'anni. Il loro è un rapporto di reciproca fiducia che progressivamente si è trasformato in una relazione sentimentale. Eugenie però si ritrae dinanzi all'idea che si consolidi in un matrimonio. Lui però non ha intenzione di arrendersi e si muove, per ottenere il risultato desiderato, sul terreno che li accomuna: la cucina.
- Lumiere Awards 2024 a Jonathan Ricquebourg come miglior fotografia;
- Festival di Cannes 2023 a Trần Anh Hùng per miglior regista.
“Il lungometraggio del regista vietnamita naturalizzato francese è un prodotto davvero affascinante, soprattutto per la messa in scena, grazie a scelte raffinate ed eleganti che valorizzano al meglio la storia raccontata. E’ un film decisamente anticonvenzionale, dove l’intero ritmo è dettato dai movimenti in cucina e la cinepresa sembra danzare nel seguire i vari cuochi in azione.
Il gusto delle cose è un elogio della cucina a fuoco lento, un film che si prende i suoi tempi per mostrare come la combinazione di sapori e colori possa generare delle vere e proprie opere d’arte. In questo melodramma ricco di passione con un vero e proprio valore aggiunto che sono i due interpreti principali, Juliette Binoche e Benoît Magimel, che danno vita a un duetto recitativo straordinario.”
Andrea Chimento, Il Sole 24 ORE
“E’ soprattutto un film sull’amore nei confronti di una forma d’arte. Dodin ed Eugénie si legano a causa di una passione reciproca che va oltre il fisico: sono attratti dalle reciproche abilità, dai loro talenti complementari, dalle loro palette impareggiabili, dal modo in cui condividono un senso del gusto letterale e figurato. Anche le frasi a volte pretenziose di Dodin, che è ispirato ad alcuni gourmand dell’epoca realmente esistiti, e dei suoi colleghi gastro-nerd evidenziano il legame che c’è tra loro. Una cena di cinque portate non è mai solo una cena di cinque portate. È una dichiarazione di intenti.
Quando Pauline appare come una bambina che condivide la loro capacità di sperimentare il mondo intero in un boccone, l’idea che possa continuare questa tradizione li entusiasma.
Ogni generazione ha bisogno di un gastronomo e di una custode della fiamma. Non è solo il cibo, ma l’ammirazione e l’apprezzamento del cibo, così come la suggestione nei confronti di qualcosa di divino che si verifica quando un vero maestro chef prepara un piatto, a mantenere vive queste cose. E questo, suggerisce il film, ci tiene in vita in modi che vanno oltre il semplice sostentamento. Quando la morte fa il suo ingresso nella storia, Il gusto delle cose sa che il dolore lascia l’amaro in bocca. Ma riconosce anche che la vita è breve ma anche dolce, e che è un piacere averla condivisa e assaggiata con qualcuno.”
David Fear, Rolling Stone US