Cultura Bologna
copertina di Il Cameraman
15 luglio 2023, 21:30 @ Giardino Sorelle Mirabal

Il Cameraman

(The Cameraman, USA/1928) di Edward Sedgwick, Buster Keaton (69')

Regia: Edward Sedgwick, Buster Keaton. Sceneggiatura: Clyde Bruckman, Lew Lipton. Fotografia: Elgin Lessley, Reggie Lanning. Montaggio: Hugh Wynn. Scenografia: Fred Gabourie (technical director). Interpreti: Buster Keaton (Buster), Marceline Day (Sally), Harold Goodwin (Stagg), Sidney Bracy (Editor), Harry Gribbon (Poliziotto), Josephine (Scimmia). Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer. DCP
Copia proveniente da The Criterion Collection per concessione di Warner Bros. International Limited.
Restaurato nel 2019 da Cineteca di Bologna in collaborazione con The Criterion Collection e Warner Bros. International Limited. presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata.

Vi auguro di rivedere The Cameraman dove Buster Keaton - dopo essere stato sportivo e comparsa per amore - diventa, per amore, operatore d'attualità. Solo un acrobata può fingere una goffaggine di quel calibro; solo un poeta può fingere un simile sonno dell'intelligenza dietro cui si cela il genio della distrazione. Incredibile come un fantasma a mezzogiorno, passeggia con sobrietà attraverso storie da dormire in piedi. La sorte gli è costantemente avversa, la vita quotidiana lo inibisce. Ecco un uomo che non sa vivere. Solitario assume un'aria di grande rassegnazione. Ignorando le formule, gli usi, le mode si trova a proprio agio solo in mezzo al panico. Solo grazie alle catastrofi riesce a fornire la sua vera misura. I disastri non preoccupano quest'uomo di un altro mondo. L'amore guida costantemente i suoi tentativi di soccorso; riesce solo in situazioni disperate; fa l'impossibile senza neppure rendersene conto. (Paul Gilson)

Lo schema è quello solito che è proprio anche di molti film di Chaplin e di moltissimo cinema americano degli anni del muto. [...] Si osserverà che questi schemi fissi sono sempre del genere comico. Essi sono fissi perché sono l'espressione di miti sociali predominanti; e sono comici, perché appunto, sono degli schemi cioè qualche cosa di morto e di esanime che, preso sul serio, rivelerebbe irrimediabilmente il proprio carattere di fossile. Ma lo schema della commedia all'italiana è ristretto e povero; quello di Cameramen è invece nientemeno che l'ultimo rimbalzo della concezione capitalista (e calvinista) del successo professionale come prova e premio di una condotta giusta e morale. Che questa concezione già al tempo di Keaton fosse ridotta a schema comico sta a dimostrare che la vecchia 'American Way of Life' era ormai defunta. Ciò che due secoli prima era serio, adesso diventava, infatti, comico pur restando identico.
La comicità di Keaton in Cameraman contiene pure una riflessione altamente intellettuale sulla macchina da presa come strumento di rapporto con il reale e come mezzo di verifica. L'invenzione geniale della scimmia che rifà il verso al fotografo e riprende la scena in cui Keaton salva la ragazza che sta per annegare, scena che gli permetterà di trionfare sul suo rivale, da una parte sta a indicare l'assurdità del successo dovuto, in fondo, al caso (cioè alla scimmia); dall'altro anticipa l'invenzione critica del film nel film e del film sul film, vari decenni prima di Godard e di Antonioni. Keaton, insomma, già allora aveva dei dubbi sul rapporto che passa tra l'artista e la realtà, tra il mezzo e il messaggio. Straordinario, profondo Keaton! (Alberto Moravia)