copertina di Enea
26 luglio 2024, 21:45 @ Arena Puccini

Enea

(Italia/2023) di Pietro Castellitto (115')

Enea e l'amico Valentino sono molto uniti. Spacciano droga, non mancano alle feste più cariche di energia e per di più il secondo ha preso da poco il brevetto di pilota su aerei da turismo. La famiglia di Enea si compone di un padre psicoanalista malinconico, di una madre che non ha smesso di amare il marito e di un fratello che a scuola ha più problemi che soddisfazioni. Gli resta l'amore a sostenerlo anche quando finisce in una vicenda difficile da gestire.

“Enea è uno di quei film seminali che diventerà un punto di riferimento generazionale e culturale.”

Boris Sollazzo, The Hollywood Reporter Roma

“Il personaggio nel titolo non è scelto a caso. Leggo infatti: “Enea rincorre il mito che porta nel nome: lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente”.
Enea punta a un certo pubblico, che bene si rispecchierebbe nella condizione umana del personaggio nel titolo: tra sfrontatezza e nichilismo, sentenziosità e cinismo, audacia e sarcasmo. E qui entra in scena, sin dalla prima inquadratura quasi al lume di candela, “il percorso clanico”, cioè legato al clan (cito un’altra battuta), che salverebbe l’agonizzante famiglia altoborghese altrimenti “tenuta insieme solo dai rimorsi”.
Castellitto sostiene di aver fatto “un film di gangster senza la parte gangster, una storia di genere senza il genere”. Un po’ è così. La cornice sul narcotraffico è solo uno spunto per inscenare il vitalismo estremo, a suo modo autodistruttivo, senza mire di potere, semmai di “potenza”, dei due amici. Specialmente Enea, cresciuto negli agi di una famiglia ormai disfunzionale (padre psichiatra con rabbia trattenuta, madre curatrice di una rubrica di libri in tv, fratello che si fa picchiare a scuola senza reagire), racchiude lo spirito del tempo. Non sarà facile per lui evadere, grazie all’amore nei confronti di Eva, una sorta di principessa, da un destino che pare già scritto.
Enea, già circondato da un'aura di piccolo capolavoro generazionale, piacerà sicuramente a un vastissimo pubblico.”

Michele Anselmi, Cinemonitor