DANCING BRUNO
SANPAPIÈ
Quello che viene spontaneo domandarsi è cosa sia un dancing e soprattutto chi sia Bruno.
Alla prima domanda la risposta viene apparentemente facile: un dancing è una sala da ballo prima che venga chiamata discoteca e dopo aver perso la definizione di balera. Il dancing è la terra di mezzo dove il ballo di coppia si apre a contaminazioni ritmiche, culture, forme e figure di altre parti del mondo. In comune con la balera ci sono le regole e soprattutto la voce potente dell’estrazione popolare, mentre la tensione verso la disco rivela un mondo che si sta allargando e si apre all’incontro e alla sperimentazione, guardando allo straniero con fare affascinato e curioso, imitandone le movenze, e pronto a scambiare le proprie. Dancing Bruno è una cavalcata nel ballo popolare tra gli inizi del 900 e i primi anni 70, aggrappati alla sella della storia dei cambiamenti sociali e politici che hanno trasformato il nostro modo di vivere gli spazi, le relazioni, i ruoli e i passi in comune. La danza contemporanea, in intermittenti interventi che punteggiano la serata, si fa portavoce di episodi e aperture poetiche su contraddizioni e fragilità umane che conferiscono al “popolare” il ruolo di rito collettivo in perenne riscrittura, sempre capace di risuonare in modo trasversale ed inclusivo. È un covo clandestino, un’arca dove ogni animale può salire per ritrovare la propria spontanea e necessaria voglia del proprio corpo e dell’altro. Siamo ciò che danziamo e in Dancing Bruno l’ironia spalanca la porta all’incontro e alla sperimentazione. È un’esperienza partecipata dove pubblico e performers si fondono in uno stesso gioco, creando uno spazio surreale in cui il tempo si sospende tra note e sudori in un fare organico di gente che balla. Ne risulta una serata di circa due ore e mezzo, dove 12 artisti tra musicisti, danzatori, cantanti e attori, si contendono il pubblico, sfidandosi a non lasciare seduto nemmeno uno spettatore.