Cipolla
Tita Ruggeri sfoglia Wislawa Szymborska
Tita Ruggeri sfoglia Wisława Szymborska, sfoglia le pagine delle sue raccolte di poesie, sfoglia sé stessa da strati e strati di abiti, per alleggerirsi del superfluo. Cipolla è una lettura teatrale di brevi scritti della poetessa polacca alla quale, nel 1996, venne conferito il premio Nobel, in scena sabato 18 novembre alle ore 21.00, al Teatro Alice Zeppilli di Pieve di Cento, per la Stagione Agorà.
Ad alcuni piace la poesia, ad alcuni – cioè non a tutti… è l’inizio di una delle tante poesie che compongono la lettura. È vero che la poesia non piace a tutti, ma poesie come quelle di Wisława Szymborska viene voglia di farle conoscere a tutti. Da qui la decisione di farne uno spettacolo. Scoprire il significato delle cose. Arrivare al cuore. Abbandonare il provvisorio per rivelare il profondo. Senza paroloni, anzi con semplicità, ironia e anche divertimento.
Cipolla è il titolo di una poesia di Szymborska. Il raffronto tra l’io e la cipolla procede non per analogia, ma per contrasto: il vegetale in ogni strato è sempre uguale a se stesso; noi invece siamo composti da strati di nodi e contraddizioni. La messa in scena si sviluppa proprio sull’immagine della cipolla: Tita Ruggeri indossa un costume stratificato che viene via via alleggerito, come se si togliesse la corazza, per lasciare andare quegli strati e strati di protezione che tutti tendiamo a indossare e che coprono coerentemente l’invisibile.
Cipolla è questa lettura poetico-teatrale che inizia con una poesia in cui il mondo è descritto come un teatro. Ogni giorno che viviamo su questa terra è una prima, senza prove e senza repliche. Cipolla, pietra, ombrello smarrito sul treno non sono che pretesti per riflettere su noi, sulla nostra esistenza, con ironia, disincanto, stupore. Stupore soprattutto di fronte al nudo fatto del nostro esistere, qui e ora: una “pausa nell’infinito” preceduta e seguita da ere ed ere di assenza. La vita acquista così un valore inestimabile. Come viverla? Szymborska non dà ricette. Ogni poesia, insegna, dovrebbe suscitare qualche interrogativo e chiudersi sulla soglia della risposta: coi due punti. Andrea Ceccherelli
Tita Ruggeri
Attrice bolognese, comica, regista, si avvicina al teatro ai tempi del liceo, poi si iscrive al DAMS, frequentando nel frattempo stages con i migliori insegnanti: D. De Fazio, M. Marullo, P. Byland, R. McNeer, V. Gladwell. Teatro, cinema e televisione fanno parte della sua carriera, oltre a una intensa attività di conduzione di workshops teatrali e di clowning. Tra gli ultimi lavori teatrali: Paesaggi di donne di L. D’Emelio, con Les Triplettes de B., Macondo, omaggio a G. G. Màrquez, Aria fresca con B. Messini, Retrovie di L. D’Emelio, con Les Triplettes de B., Joni Mitchell - la musa sfuggente, regia di A. Malfitano, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere con Gabriele Via, Cipolla, T. Ruggeri sfoglia W. Szymborska, Le cognate di M. Tremblay, regia A. Adriatico, Good body di E. Ensler, regia G. Bertolucci e L. Grosso, I monologhi della vagina di E. Ensler, regia E. Giordano. Per cinema e tv: Mio fratello rincorre i dinosauri di S. Cipani, Nobili bugie di A. Pisu, L’ispettore Coliandro 4° stagione, Bar Sport di M. Martelli.
Wisława Szymborska
Wisława Szymborska (1923-2012) nasce a Kórnik, nella Polonia occidentale, ma la città nella quale trascorrerà l’intera sua esistenza è Cracovia, antica capitale polacca, il cui particolare genius loci, la cui atmosfera ironicamente colta e distaccata, permeano sotto traccia tutta la sua produzione poetica. La biografia di W.S. è parca di avvenimenti “grandi”: dopo una giovanile adesione alla causa del socialismo, la poetessa sceglie una posizione appartata, lontana dai clamori della vita pubblica; posizione dalla quale non manca tuttavia di far sentire la propria voce nei momenti cruciali della vita del suo Paese: uscendo nel 1966 dal POUP, il partito comunista polacco, in segno di protesta per l’espulsione del filosofo dissidente Kołakowski; simpatizzando nei primi anni ’80 per Solidarność, tanto che, quando nel 1986 esce la sua raccolta Gente sul Ponte, rifiuta un premio statale e accetta invece il premio assegnatole da Solidarność. Gli anni ’80 e ’90 sono quelli della sua consacrazione internazionale: premio Goethe nel 1991, premio Herder nel 1995, premio Nobel nel 1996. Al momento del Nobel, Szymborska era in Italia una illustre sconosciuta: appena qualche settimana prima l’editore milanese Scheiwiller aveva pubblicato l’unica sua raccolta allora disponibile in italiano, Gente sul ponte. Col tempo Szymborska si è conquistata un pubblico sempre crescente di lettori: sono uscite tutte le raccolte autorizzate per Scheiwiller e, per Adelphi, numerose antologie, ampie raccolte di poesie e prose, fino a Canzone nera, la raccolta d’esordio mancata, riscoperta dopo la morte. Può ormai essere considerata un classico contemporaneo.
ideazione e regia Corinna Rinaldi e Tita Ruggeri
musiche a cura Marco Ignoti
costumi Maison Lavinia Turra
luci Costantino Porqueddu
hair e make up Canè i Parrucchieri
in collaborazione con il prof. Andrea Ceccherelli del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna