Blues dell’Antropocene
presentazione del libro
Presentazione del libro Blues dell’Antropocene (Lamantica, 2024) di John Lane.
Partecipano Giovanni Peli (Lamantica edizioni), Federica Cremaschi e Lorenzo Mari (traduttori del volume) e Matteo Meschiari (autore della postfazione).
IL LIBRO
«In John Lane, le pratiche del mappare e del tradurre luoghi sono il cardo e il decumano di un appaesamento durato una vita, attraverso esplorazioni parallele e incrociate nei suoi landscape, mindscape e wordscape locali. La sua attitudine esplorativa ha trovato una formula penetrante perché rimane in bilico tra analisi capillare, biologica, minerale del dettaglio e intuizione cosmografica, sguardo vasto, respiro. […] In Anthropocene Blues, il naturalista di Seamus Heaney diventa geologo, un esploratore quasi vittoriano, autoironico, che sa leggere il Tempo Grande nel granello di sabbia, nello strato litico, e che, quasi per errore o leggerezza, mette in interferenza la scala geologica con quella biologica di uccelli, mammiferi e umani. L’Antropocene, per Lane, è ovviamente l’età irredimibile del collasso cognitivo, del disastro ambientale, dell’estinzione multipla di specie e culture, ma è anche una rovina da cui si leva a colpi di vento una specie di blues terrestre, malinconico ma resistente, disperato ma fiero»
IL LIBRO
Dalla postfazione di Matteo Meschiari
«In John Lane, le pratiche del mappare e del tradurre luoghi sono il cardo e il decumano di un appaesamento durato una vita, attraverso esplorazioni parallele e incrociate nei suoi landscape, mindscape e wordscape locali. La sua attitudine esplorativa ha trovato una formula penetrante perché rimane in bilico tra analisi capillare, biologica, minerale del dettaglio e intuizione cosmografica, sguardo vasto, respiro. […] In Anthropocene Blues, il naturalista di Seamus Heaney diventa geologo, un esploratore quasi vittoriano, autoironico, che sa leggere il Tempo Grande nel granello di sabbia, nello strato litico, e che, quasi per errore o leggerezza, mette in interferenza la scala geologica con quella biologica di uccelli, mammiferi e umani. L’Antropocene, per Lane, è ovviamente l’età irredimibile del collasso cognitivo, del disastro ambientale, dell’estinzione multipla di specie e culture, ma è anche una rovina da cui si leva a colpi di vento una specie di blues terrestre, malinconico ma resistente, disperato ma fiero»
John Lane è professore emerito di Environmental Studies presso il Wofford College di Spartanburg (South Carolina), dove ha fondato e diretto il Goodall Environmental Studies Center. È autore di più di una dozzina di libri di poesia e prosa.