Cultura Bologna
copertina di Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse
29 agosto 2023, 21:30 @ Arena Puccini

Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse

(Armageddon Time, USA/2022) di James Gray (114') | Arena Puccini 2023

Regia: James Gray
Interpreti: Anthony Hopkins, Anne Hathaway, Jeremy Strong, Tovah Feldshuh, John Diehl, Banks Repeta, Jaylin Webb
Origine e produzione: USA, Brasile / Anthony Katagas, Marc Butan, Rodrigo Teixeira, MadRiver Features, Keep Your Head Productions, RT Features
Durata: 115’ 

Una storia sul raggiungimento della maggiore età, sulla forza della famiglia e sulla ricerca generazionale del sogno americano.

“«Sono ansioso di fare qualcosa di opposto al cupo e solitario vuoto del film che ho appena diretto», aveva dichiarato James Gray in un’intervista a «Deadline» nell’estate del 2020. Dopo il viaggio spaziale di Brad Pitt, alla ricerca del padre (Ad Astra), e quelli amazzonici dell’esploratore Percy Fawcett (The Lost City of Z), Grey torna a casa, con un racconto esplicitamente autobiografico ambientato nel Queens anni Ottanta della sua infanzia.
Nonostante il titolo alla Michael Bay, Armageddon Time è infatti un film newyorkese, come lo erano Little OdessaThe YardsThey Own the NightTwo Lovers e anche The Immigrant. Rispetto a quelli, il nuovo lavoro di Gray – a Cannes in concorso per la quinta volta – è un film più intimo, di interni, che lavora però su temi che lo hanno sempre interessato come i rapporti famigliari e le barriere sociali e etniche che segnano la texture della città. Lo sfondo è quello dell’alba della presidenza Reagan, siamo in piena campagna elettorale e, a un certo punto del film, su un tremolante televisore a colori, vedremo l’ex governatore della California stracciare l’avversario Jimmy Carter. Paul (Banks Repeta) è un bambino con l’aria molto sveglia, i capelli rossi e un’indole naturalmente antiautoritaria – forse perché, come dice a tutti, da grande vuole fare l’artista. Quando la caricatura di un professore lo mette nei pasticci, tra il disinteresse dei compagni, in una scuola pubblica dove le classi sono troppo affollate e quando vai in gita scolastica a Manhattan per visitare il Guggenheim nessuno si accorge se te la svigni alla chetichella sulla metropolitana piena di graffiti, interviene a suo favore l’altro paria della classe, Johnny (Jaylin Webb), afroamericano, che vive con una nonna povera e molto malata.
Gray sfrutta bene le energie opposte dei due bambini – seria, quasi grave come un adulto, quella di Johnny; mentre la testa di Paul è piena di grandi sogni, avventure e aspirazioni che coltiva con la complicità del nonno (Anthony Hopkins) immigrato dall’Ucraina in fuga dal nazismo (come i famigliari di Gray) nonostante suo padre (Jeremy Strong), un elettricista stanco e ogni tanto irascibile, faccia fatica a far tornare i conti alla fine del mese.
Gray cattura l’affievolirsi dell’american dream (una disillusione non dissimile da quella di Marion Cotillard in The Immigrant) nello scarto tra generazioni, e attraverso lo sguardo di Paul. Il bambino inizia il film costruendo razzi con il nonno, dicendo a Johnny di avere una famiglia ricchissima che pagherà la gita scolastica anche per lui, e che sua madre (Anne Hathaway) è il presidente della scuola, mentre in realtà dirige il consiglio dei genitori.
E poi però lo finisce scoprendo il razzismo, che lo separerà per sempre dal suo migliore amico, dopo che i suoi genitori, a forza di sacrifici, decidono (come fecero i genitori di James Gray) di metterlo in una scuola privata dove non ci sono afroamericani e i bambini ebrei come lui sono tollerati a malapena.
L’apocalisse nel titolo del film è il reaganismo, l’inizio della fine. «La scuola privata era un simbolo dell’etica bianca protestante, marziana per un bambino come me che veniva dal sistema della scuola pubblica anni settanta. Il soggetto specifico del film è quello, ma le implicazioni sono più vaste. È stato il momento in cui per me il mondo si è diviso tra coloro che hanno e coloro che non hanno».”

Giulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto