Danza
giovedì 6 marzo 2025, ore 21
Jacopo Jenna
Danse Macabre!
ideazione, coreografia, video, regia Jacopo Jenna
danza e collaborazione Ramona Caia, Andrea Dionisi, Francesco Ferrari, Sofia Galvan
collaborazione artistica e testi Roberto Fassone
suono Alberto Ricca – Bienoise
luci e direzione tecnica Mattia Bagnoli
costumi Eva di Franco
shooting video Matteo Maffesanti
organizzazione Luisa Zuffo
management Valeria Cosi – TINA Agency
produzione Klm – Kinkaleri
co-produzione Tanzhaus nrw Düsseldorf
progetto realizzato con il contributo di EFFEA – European Festivals Fund for Emerging Artists co-founded by the European Union
progetto Étape Danse sostenuto da Mosaico Danza/ Festival Interplay con La Fondazione Piemonte dal Vivo e il Festival Torino Danza, Bureau du Théâtre et de la Danse à Berlin, Fabrik Potsdam, La Maison centre de développement chorégraphique national Uzès Gard Occitanie, Théâtre de Nîmes.
Istituto Italiano di Cultura di Colonia | MiC-Direzione generale arti performative
MAD – Murate Art District , Centrale Fies, IntercettAzioni-Centro di Residenza Artistica della Lombardia, ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Santarcangelo dei Teatri, Fuorimargine – Centro di produzione di danza e arti performative della Sardegna
Vincitore Premio CollaborAction #6 – Network Anticorpi XL
Nell’ambito di E’BAL – palcoscenici per la danza contemporanea
prima regionale
Danse Macabre! è un invito austero a danzare verso l’ignoto, legando e affermando relazioni con il mondo attuale, ricercando attraverso una commistione visionaria tra corpi danzanti, film, testi, musica elettronica e luce. Le figure si specchiano e si raddoppiano, penetrano la propria immagine e diventano non solo interpreti ma anche incarnazioni del movimento sul palco.
La danza propria dei morti è una delle tematiche iconografiche più sviluppate nella storia dell’arte occidentale, fece emergere un pensiero più complesso sulla realtà, riflettendo anche sul concetto più generale che ogni movimento sopramondano e dell’aldilà sia danza: danzano le stelle, gli dei, gli spiriti, la natura.
Attraverso l’inclusione di un film come terzo elemento della costruzione scenica, la performance ricerca un’esperienza di spostamento percettivo dello spettatore, sondando la materia oscura
dell’immaginazione.
Immaginare significa creare immagini interne, senza regole fisse, e collegarle fra loro fino a creare fantasie o storie che esistono dentro di noi e non nella realtà.
Parte dai materiali visivi sono stati pensati insieme all’artista Roberto Fassone, creando un entità altra attraverso dei testi che riflettono insieme al pubblico sul concetto di aldilà. La danza si manifesta in forme mutevoli tentando di liberarsi dalla violenza della rappresentazione, oscillando tra poli differenti per accostamenti, rendendo visibile l’invisibile in una tensione ipercosciente fra la vita e la morte.
JACOPO JENNA
Jacopo Jenna è un coreografo, performer e filmaker. La sua ricerca indaga il corpo in relazione al movimento, attraverso un dialogo che investe la danza, la coreografia e il video generando diversi contesti performativi. Laureato in Sociologia, sviluppa i suoi studi nella danza presso Codarts (Rotterdam Dance Academy). Si occupa di formazione e percorsi educativi per varie fasce di età elaborando nuove strategie di relazione con l’arte perfomativa. Il suo lavoro è prodotto e supportato da spazioK/Kinkaleri.
Ha collaborato in Europa con compagnie stabili e progetti di ricerca coreografica, presentando i suoi progetti presso numerosi festival ed istituzioni museali internazionali tra i quali Centrale Fies (Dro), La Democrazia del Corpo Cango (Firenze), Palazzo Strozzi (Firenze), Pecci Center for Contemporary Art (Prato), Fabbrica Europa (Firenze), Short Theatre (Roma), Danae Festival (Milano), Dansem (Marsiglia), Bipod Festival (Beirut), YPAM – Yokohama International Performing Arts Meeting, Palazzo Grassi Punta della Dogana (Venezia), Chantiers d’Europe – Théâtre de la Ville (Parti), Do Disturb – Palais de Tokyo (Parigi), Mudam Contemporary Art Museum of Luxembourg, B-Motion festival (Bassano del Grappa), Tanec Praha festival (Praga), Tanzhaus nrw (Düsseldorf), Aerowaves Twenty22.
_______________________
Stefano Tomassini su Danse Macabre! Da “Teatro e Critica”
“… [la] coreografia dell’orrore di Jacopo Jenna.
In scena un sorprendente quartetto di interpreti (Ramona Caia, Andrea Dionisi, Francesco Ferrari e Sara Sguotti) che danzano tra citazioni testuali proiettate in uno strepitoso bombardamento di lettering neoespressionista, frammenti di assoli danzati doppiati dal vivo, gesti catturati e riprodotti da un’ampia gamma di fonti e citazioni (dai residui pantomimici del balletto ottocentesco a quelli della Neutanz tedesca fino al più recente voguing), materiali visivi passati in mezzitoni (per potenziarne l’effetto filtro) inseguiti insieme all’artista Roberto Fassone e le musiche elettroniche «ai limiti», di Alberto Ricca – Bienoise (che sul suo sito web, di sé precisa caustico: «Non è un dj»).
Se il tema è quello soprattutto iconografico della danza dei morti, in scena è tutto un gioco di sparizioni di presenza, frammentazioni anatomiche, diradazioni spettrali. E di sovrapposizione addirittura «di un film [di Agnès Varda?] come terzo elemento della costruzione scenica». Senza contare un prolungato (tamarro assai) momento laser di luce che disfa e ripiega lo spazio in architetture dell’inerte. E una linea frontale di zombie che inscenano la morte in corpi espressamente ispirati a Der Tod di Valeska Gert (1929). È quindi, quello proposto da Jenna allo spettatore, un continuo salto di specie (alla Spillover del biologo David Quammen, per intenderci: meccanismo nel quale un organismo si trasferisce o si trova casualmente in un ambiente alieno). E c’è molto da riflettere grazie a tanta ricchezza di segni, grazie a una decisa richiesta di considerare la morte come un fantasma oppresso che rivendica la sua forza vivente.
C’è da riflettere soprattutto sulla realtà della sparizione come condizione del suo comparire: è quanto accade in alcuni duetti live che a video sono assoli pieni di nostalgia e di mancanza. Un invito potente alle forze anche oscure ma sempre liberatrici dell’immaginazione, trascinati dall’inconscio là dove le cose «guardano a bocca aperta» (Avery Gordon). Si conclude con degli applausi, sono interminabili ma si vorrebbe finissero presto. Per rivedere tutto di nuovo, subito.”
Si segnala la presenza di luci intermittenti