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Bologna Estate racconta #6

Giorgia Boldrini presenta Si Gira!, la rassegna di cinema itinerante nei quartieri curata dal Comune di Bologna

Ciak! Si Gira! Chi non conosce quest’espressione? Evoca l’inizio delle riprese cinematografiche. Ma nel nostro caso il verbo richiama anche lo spostarsi tra le piazze e i giardini della città, una forma itinerante di cinema all’aperto che tocca i quartieri periferici di Bologna e li ravviva di suoni e colori.

Anche quest’anno, con due edizioni di successo alle spalle, torna per Bologna Estate la rassegna cinematografica Si Gira!

Progettata e promossa dall’amministrazione comunale, invita i cittadini a osservare i luoghi della periferia con occhi diversi, riscoprendone il valore attraverso la rigenerazione urbana su base culturale.
Ne abbiamo parlato con Giorgia Boldrini, Direttrice del Settore Cultura e Creatività del Comune di Bologna.


Portare il cinema nelle piazze e nei cortili dei quartieri, fuori dal centro storico, è una scelta precisa che mira ad aggiungere valore e dare attenzione alla periferia, nonché a stimolare l aggregazione della comunità. Quali location avete scelto e perché?

Abbiamo iniziato a portare il cinema nei quartieri durante il Covid, quando, per una questione di limiti in piazza Maggiore, abbiamo sperimentato, con la Cineteca, la doppia arena. Oltre alla piazza siamo entrati nel campo da rugby del centro sportivo Barca. L'anno successivo siamo andati alla Lunetta Gamberini.

Questo esperimento ha funzionato bene. Passato il Covid, abbiamo pensato a un piccolo cinema viaggiante che non presentasse gli stessi film di piazza Maggiore. Il titolo della rassegna deriva proprio da questo: non richiama solo il ciak dell’inizio delle riprese ma anche il girare per i vari quartieri. Per mantenere quell'idea di prossimità e dare un’opportunità anche a chi non andrebbe in piazza Maggiore alle dieci di sera a guardare un film. Scendere sotto casa e trovare una proiezione di qualità non è scontato. Perché Si Gira! è una proiezione di alta qualità cinematografica. Ci sono tante rassegne di cinema nei cortili delle città, ma la collaborazione della Cineteca e di operatori specializzati ci ha permesso di ottenere un livello altissimo, sia in termini visivi che sonori. Quest’anno siamo alla terza edizione: ogni settimana un quartiere diverso. Abbiamo pensato a luglio perché è il mese in cui cominciano a diradarsi le altre manifestazioni culturali. Proprio in questo momento entriamo in scena con Si Gira!. Chi non va in vacanza, chi rimane in città, trova un'opportunità sotto casa. Solitamente, come Comune, pensiamo al coordinamento e a dare un sostegno, ma in questo caso siamo proprio noi a produrre. Ci siamo dati delle regole sulla base ovviamente di un'indicazione delle politiche culturali. 

Siamo stati due anni a Borgo Panigale, due al Pilastro, poi al Savena. Ci siamo detti: due anni e poi si cambia. Ora continuiamo al Savena in piazza Lambrakis, che è uno spazio straordinario, una piazza molto lunga e popolata, che tanti cittadini non conoscono. Per me è di una bellezza struggente. E poi funziona molto bene. Sono stata la prima sera con la Presidente del quartiere, Marzia Benassi, a presentare Non ci resta che piangere. C'erano 170 persone. Poi sperimentiamo per la prima volta Piazza Giovanni XXIII di fronte al treno della Barca. È un posto nuovo. Gravato di tanti pregiudizi, è uno dei dodici tratti di portico UNESCO, un altro luogo straordinario. E la terza settimana ci spostiamo allo Scalo Malvasia, al giardino delle Popolarissime, altro posto molto particolare, appena inaugurato. Si tratta di case popolari, dov’è stato abbattuto un edificio fatiscente e mal frequentato, e creato un giardino bellissimo, con un padiglione e un playground di basket dove verrà montato un cinema. Quindi tre luoghi, tre quartieri, terza edizione. Fortemente voluta da questa amministrazione, la rassegna Si Gira! rappresenta un marchio distintivo della politica culturale decentrata. 

Diseguaglianze economiche e digital divide non permettono a tutti di usufruire della cultura nello stesso modo. La scelta di portare iniziative culturali in periferia è mossa da diversi motivi strategici, sociali ed economici. Ci può dire quali sono gli obiettivi del Comune in tal senso?

Il tema del divario economico per la cultura è un aspetto su cui Bologna rivendica un primato. Credo che noi possiamo e dobbiamo essere assolutamente fieri di quanta offerta culturale gratuita o a prezzo molto basso ci sia nella nostra città. Nel cartellone di Bologna Estate abbiamo una densità e una capillarità uniche di eventi gratuiti ogni sera. E ovviamente d’estate, essendo tutto all'aperto, è il momento in cui si nota maggiormente questa cosa. E l'arena si anima. 

A chi lamenta il fatto che la cultura sia un lusso, invito a vedere le programmazioni culturali delle altre principali città, anche molto più grandi.

Il digital divide è un altro aspetto importante. Pensando ai temi del cambiamento climatico, della riduzione degli sprechi e dell’energia, posso affermare che la nostra tendenza è non stampare più. Tendenzialmente meno carta si produce meglio è. Per Si Gira! abbiamo fatto un’eccezione. In questo caso vale la pena avere le affissioni nei quartieri e alcuni gadget. Il nostro programma, per esempio, è diventato un ventaglio per mitigare l’afa cittadina. Non tutti hanno accesso al web o seguono i social, che rimangono comunque i canali principali. Per cercare di coinvolgere target diversi, bisogna scendere a compromessi.

Quest'anno avete deciso di assegnare un genere cinematografico a ogni ambiente. Quali sono i generi che avete scelto e perché avete optato proprio per questi?

Abbiamo scelto dei film adatti a tutti. Negli anni abbiamo raffinato la selezione in base anche alla reazione del pubblico. Garantendo sempre una programmazione di qualità con film di grandi autori, che hanno fatto la storia del cinema, ma decisamente pop, popolari. Per molti infatti potrebbe essere una seconda visione. Non si tratta di pellicole particolari come quelle che si possono vedere alla Cineteca, al Cinema Ritrovato, al Biografilm. Sono quelle che non ti puoi perdere. Parlando di commedia, puoi non aver visto I soliti ignoti ? No. 

Parlando di musica, puoi non aver visto La La Land ? No. 

Parlando di sport, puoi non aver visto Million Dollar Baby e Rocky ? No. Abbiamo puntato su tre temi universali che interessano a tutti. Sono trasversali, piacciono a grandi e piccini, italiani e stranieri, femmine e maschi. Coprono diversi decenni, alcuni sono italiani, altri internazionali. Il file rouge che li lega è l’essere grandi capolavori.

La scelta dei film è stata fatta dalla Cineteca di Bologna che con il Comune e la Regione vanta una lunga collaborazione. Questa selezione copre un grande arco temporale che va dagli anni ’50/’60 fino al 2023 e include una serie di capolavori italiani e stranieri come quelli che ha appena citato. Pensa che i film possano educare e sensibilizzare il pubblico su questioni socio-culturali, promuovendo un senso di accettazione e coesione nella comunità?

Preciso una cosa. La Cineteca, più che collaborare, è il Comune e la Regione, perché la Fondazione Cineteca ha due soci, che sono appunto il Comune, che c’è stato fin dall'inizio, e dal 2023 è entrata anche la Regione Emilia-Romagna. Poi, ovviamente, è finanziata dal Ministero, lavora anche a livello internazionale, ed è una nostra eccellenza assoluta. Ma rimane una fondazione di partecipazione del Comune. E noi abbiamo chiesto alla Cineteca, queste tre linee: la commedia, la musica e lo sport, pensando proprio ai tre luoghi scelti.

La cultura ha un valore intrinseco e rappresenta una funzione sociale. Non bisogna però piegarla necessariamente a una mera funzione, in particolare pedagogica e strettamente strumentale, altrimenti corriamo dei rischi. Come quello di diventare didascalici, didattici, paternalistici. Ma l'arte e la cultura sono uno strumento di conoscenza critica, e quindi generano cittadinanza attiva, creano persone che si fanno domande, che hanno voglia di interagire. Non devono necessariamente trasmettere dei valori positivi, possono anche provocare, infastidire, purché abbiano la funzione di stimolare qualcosa.

Non tutti i film che vedremo in queste serate sono gradevoli, non tutti finiscono bene, non tutti i personaggi sono personaggi positivi. Ma questa è la vita. Credo che abbiamo il grande piacere di lavorare in una città attenta alle proposte culturali. Ci sono tanti produttori di cultura e c'è tanto pubblico che li segue. Questo si vede nella fisionomia di Bologna, in ciò che rappresenta e la rende diversa dalle altre.

Il Comune di Bologna non si dimentica dei bambini: le domeniche sono dedicate proprio a loro. In una società che va di corsa e ha poco tempo per la famiglia questi appuntamenti possono diventare un momento prezioso. Riprendendo in parte la sua risposta precedente, secondo lei il cinema per i più piccoli ha solo un ruolo ricreativo o può svolgere anche un ruolo pedagogico? Quali film avete scelto?

Ogni settimana, l'ultimo film è un film d'animazione, o pensato più per i bambini. Parliamo di "Principi e principesse", “Wonka”, “Space Jam”.

Io credo che più che la funzione pedagogica nel contenuto, ci sia il tema dell'educazione alla visione. Educare al linguaggio del cinema, abituare alla durata cinematografica, alla visione sul grande schermo e non sul piccolo schermo del telefonino è la cosa fondamentale. Far vedere un film con la qualità cinematografica è un’opportunità. Magari un bambino ha già visto Wonka o Space Jam , ma mentre era in viaggio sul telefonino e la mamma gliel’ha dato per tenerlo buono. La visione collettiva al buio significa fare un’esperienza completamente diversa. Guardare un film insieme a tante altre persone con un grande schermo che si illumina è ricreare la magia del cinema. 

E il cinema, ricordiamolo, è un linguaggio. Come lo sono la lingua italiana o una straniera, l'arte visiva o l'architettura. 

Per risponderti, in questo sicuramente sì, e c’è una funzione pedagogica. Ma abbiamo notato, per fortuna, che il piacere di andare al cinema, nonostante il Covid, le piattaforme e tutto il resto, sembra che non si sia perso. Anzi. Forse ne abbiamo più bisogno di prima.

Dal Grande schermo al piccolo schermo al cellulare: il mezzo visivo comunemente usato si è rimpicciolito e con esso il numero di persone che ne fruiscono in compagnia. Viviamo in una società che ci vuole sempre più soli e isolati. In questo senso pensa che le iniziative culturali a Bologna rappresentino una risposta adeguata alla crescente solitudine urbana e suburbana, creando spazi di interazione e dialogo? Quali sono le politiche del Comune in tal senso?

Io rispondo dal mio piccolo osservatorio dell'arte e della cultura. Noi adesso stiamo parlando di Bologna Estate e ovviamente l'estate è il momento più facile per far radunare le persone e farle godere dello stare insieme, perché si sta all'aperto e non c'è la barriera della porta del teatro o del cinema. Credo che la capillarità delle iniziative, per cui ogni sera ci sono decine di eventi di musica, teatro, cinema, letteratura, arti incrociate e convivialità, sparse in città, svolga questa funzione. Di recente ho visto in TV il documentario "Bologna Social Club" nella trasmissione Di là dal fiume e tra gli alberi che spiegava in cosa Bologna è diversa. A Bologna si fanno le cose insieme. 

Si crea una dimensione in cui le persone si riuniscono come nel Parco della Montagnola, da Frida o nella pista da ballo in Piazza Aldrovandi.

Non si tratta di un “eventificio”. Questo accendere lo spazio pubblico di iniziative significa creare luoghi di comunità e di incontro. 

Fortunatamente c’è da dire che questi eventi sono gestiti da operatori culturali di grande professionalità che lavorano tutto l’anno. E d’estate portano il loro lavoro nelle piazze e nei parchi. Abbiamo ancora tanta strada da fare, i soldi non sono mai abbastanza perché la cultura è un ambito che va sostenuto, non si può pensare che si autosostenga, però credo che possiamo essere contenti. 

Quando si fanno gli eventi a Bologna, 90 volte su 100, sono i nostri professionisti che li organizzano. E questo secondo me è un grande valore aggiunto. C’è chi magari dice che a Bologna non c'è il grande festival internazionale... Magari non ci sarà, ma siamo sicuri che quello sia una vera ricchezza per la città? Un grande evento arriva e se ne va. Non abbiamo un evento gigantesco e poco altro intorno. Noi qui dobbiamo coltivare i nostri professionisti perché c'è un livello molto alto. Quello che ci caratterizza rispetto alle altre città è la qualità diffusa. E in questo secondo me siamo speciali. Non a caso continuano ad arrivare studenti da tutt'Italia, al Dams, al Conservatorio, all'Accademia di Belle Arti, per formarsi come artisti e creativi. 

Bologna vanta una tradizione musicale tale da aver meritato la nomina dell'Unesco a Città Creativa della Musica, riconoscimento che tiene conto sia delle eccellenze del passato ma riconosce anche la ricchezza del presente. Possiamo parlare anche di Bologna città del cinema?

Assolutamente sì. Quando abbiamo preparato la candidatura a Città della Musica UNESCO, cosa sulla quale stiamo lavorando fortemente, ma c'è ancora ampio margine perché c'è tanta storia musicale bolognese che non è conosciuta, ridendo dicevamo che noi avremmo potuto fare domanda come Città Creativa di qualsiasi cosa. Perché ci sono anche il cinema e la Cineteca, con una storia importante, festival come il Biografilm e il Cinema Ritrovato. C'è tantissimo a Bologna. Per la letteratura, abbiamo la Children's Book Fair, che è la più importante fiera dell'editoria per ragazzi nel mondo, un mercato mondiale, con tutto quello che ci gira intorno, case editrici, librerie, ecc. Qualsiasi disciplina tu nomini, Bologna avrebbe potuto candidarsi a Città Creativa di. Perché siamo appunto una città della qualità diffusa. 

È il nostro grande punto di forza. Non siamo Roma, Parigi o Londra. Non siamo la città dell'industria culturale, siamo la città dell'artigianato culturale, del fatto bene, fatto a mano, fatto su misura. Il che ha degli aspetti positivi, perché è più curato e a misura d'uomo, e degli aspetti negativi, perché dal punto di vista strettamente economico, non è così impattante. Ma come città creativa potremmo essere inseriti in tutte le branche dell’Unesco.

Quali sono i piani per il futuro di Si Gira!? Ci sono idee o progetti per espandere o arricchire ulteriormente questa rassegna cinematografica?

A noi, il formato di Si Gira! sembra giusto così. Tre settimane a luglio, in tre quartieri diversi. Ci sembra una formula che funziona e che vorremmo mantenere. Non fa concorrenza al cinema in piazza, che è sempre pieno, non fa nemmeno concorrenza all'Arena Puccini e al Tivoli. Con Si Gira! continueremo a giocare sulla programmazione, sulla scoperta di nuovi luoghi, ma vorremmo mantenerlo così. Invece quest'anno è nato "Si Balla!”.

È uno spin-off. 

L'idea è un po' quella. Questa formula funziona, e si può declinare anche su altre cose. Magari tra qualche anno potrebbe esserci Si suona!. Insomma una rassegna itinerante, tematica che accende un riflettore su luoghi speciali.

 

Laura Bessega, per Bologna Estate