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Bologna Estate racconta #13

Scenario Festival il teatro emergente per le nuove generazioni

Scenario Festival porta il teatro emergente nell’area della Manifattura delle Arti, tra DAMSLab, Giardino del Cavaticcio e Parco Klemlen.

Giunto alla settima edizione, il progetto curato dall’Associazione Scenario e realizzato con DAMSLab / La Soffitta - Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, è un osservatorio sul nuovo teatro ma anche luogo di sperimentazione e momento di confronto tra generazioni, con l’obiettivo di valorizzare nuove idee, progetti e visioni. 

Si svolgerà dall’1 al 4 settembre e si aprirà con un omaggio a Stefano Cipiciani e Alessandra Belledi, ai quali il festival è dedicato. 

Il nucleo centrale del Festival sarà la finale della decima edizione del Premio Scenario infanzia e adolescenza 2024, durante la quale artisti under 35, provenienti da tutta Italia, presenteranno alla Giuria e al pubblico 10 corti teatrali. La Premiazione, che si terrà il 4 settembre, sarà preceduta dal talk di Valentina Dal Mas e i progetti finalisti saranno presentati accanto agli spettacoli di artisti emersi da oltre trentacinque anni di storia del Premio. 

In programma anche molti laboratori, mentre per la prima volta sarà montata una baracca dei burattini nel Parco Klemlen, dove saranno presentati gli spettacoli “Safari” e “Il cane infernale” di Patrizio Dall’Argine, presente anche con la mostra “Komos”, che esporrà opere dedicate a baracche e teatri viaggianti. 

Abbiamo raggiunto Cristina Valenti, direttrice artistica, e Amaranta Capelli, vicedirettrice, per farci raccontare qualcosa di più.


Scenario si aprirà con un omaggio a Stefano Cipiciani e Alessandra Belledi, due importanti operatori teatrali recentemente scomparsi, ai quali è dedicata questa edizione del festival. Quale è stato il loro impegno e perchè rimangono figure così importanti per il teatro?

Stefano Cipiciani e Alessandra Belledi hanno diretto rispettivamente due fra i più importanti centri teatrali in Italia, Fontemaggiore di Perugia e il Teatro delle Briciole di Parma, contribuendo in prima persona a costruire la storia del Teatro di Innovazione nel nostro Paese. E, quando l’esperienza delle Briciole si è bruscamente interrotta, Alessandra ha continuato a realizzare progetti d’avanguardia con l’Associazione Micro Macro, di cui è stata fondatrice e presidente. Entrambi hanno trovato in Scenario un luogo di elezione, in cui portare avanti l’impegno a favore delle giovani generazioni che ha sempre caratterizzato la loro militanza teatrale. Stefano Cipiciani è stato fra i fondatori di Scenario nel 1987 e ne è stato a lungo Presidente, per poi ricoprire le cariche di Vicepresidente e membro del Consiglio Direttivo. Alessandra Belledi ha conosciuto Scenario da candidata, vincendo ex aequo la prima edizione del Premio con la Ditta Fratelli Guerriero, e a Scenario ha continuato a dedicare il suo impegno come socia e componente del Consiglio Direttivo.

 

Tra testimonianze video e azioni performative, sono tanti gli artisti che li ricorderanno. Qual è il messaggio più importante che ci hanno lasciato?

 

Gli artisti che legano a Scenario una tappa importante della loro esperienza e che, grazie al premio, hanno ottenuto i primi riconoscimenti del mondo teatrale, nutrono un sentimento di grande riconoscenza verso Alessandra e Stefano, dei quali hanno conosciuto l’impegno, l’attenzione, ma soprattutto la coerenza nel portare avanti la causa dei giovani artisti, anche una volta concluso il percorso del premio, ospitando nelle rispettive stagioni teatrali, sostenendone le produzioni, condividendone i percorsi. Non c’era programmazione di Fontemaggiore o delle Briciole (fino al 2019), poi di Micro Macro con “Insolito Festival”, che non mettesse al centro spettacoli provenienti da Scenario. Il messaggio forse più importante lasciato da Stefano è stato proprio quello di scommettere sulla qualità e sul talento di artisti ancora sconosciuti e di dare fiducia, di conseguenza, alla capacità del pubblico di allenare la stessa attitudine alla scoperta che lui coltivava. Alessandra da parte sua ha sempre insegnato il valore del rischio, l’importanza di puntare su percorsi inediti, su linguaggi non ancora esplorati e magari non del tutto compresi, dando fiducia alle invenzioni degli artisti e non prediligendo soluzioni “facili”.

 

Nucleo centrale del Festival sarà la Finale della decima edizione del Premio Scenario infanzia e adolescenza 2024. In cosa consiste e quale il suo valore?

 

Il Premio Scenario infanzia è nato nel 2006, proprio su impulso di Stefano Cipiciani, convinto che il Teatro Ragazzi avesse particolarmente bisogno dell’immissione di nuovi linguaggi in grado di interpretare un immaginario giovanile in continuo e rapido mutamento. La sua intuizione è stata vincente, e il premio si è rivelato, di edizione in edizione, un importante serbatoio di rinnovamento per l’intero settore. Da quest’anno, poi, il premio è raddoppiato, e prevede l’assegnazione di due premi, rispettivamente per il miglior progetto destinato al pubblico infantile e al pubblico adolescenziale. Un cambiamento nella continuità, che vuole essere un ulteriore incentivo per intercettare originali percorsi di ricerca nell’ambito dei linguaggi rivolti ai giovani e ai giovanissimi spettatori.

 

I progetti finalisti del Premio Scenario saranno presentati accanto agli spettacoli di artisti emersi da oltre trentacinque anni di storia del Premio. Su cosa si fonda il progetto Scenario e qual è il suo obiettivo?

 

I progetti finalisti sono dieci corti teatrali di venti minuti proposti da artisti under 35 che hanno superato una lunga selezione alla quale hanno contribuito i 41  soci di Scenario distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il percorso di selezione coinvolge perciò una pluralità di sguardi e non è fatto solo di valutazione, ma di  cura e accompagnamento. Il principale valore su cui si fonda il premio è proprio il dialogo fra generazioni: giovani artisti che incontrano teatranti più anziani, che coltivano il nuovo e credono nel ricambio generazionale. Ma anche una sorta di passaggio di testimone fra compagnie che rappresentano le diverse “Generazioni Scenario”, ossia che, nei trentasette anni di vita del premio, hanno costruito un vero e proprio patrimonio di invenzioni, linguaggi, esperienze. 

 

La vostra rassegna guarda al nuovo teatro attraverso il lavoro di giovani compagnie emergenti della scena contemporanea teatrale italiana e vuole essere anche un momento di incontro tra artisti, spettatori, critici e operatori. Dal vostro punto di osservazione, com’è il teatro che verrà? quali i linguaggi e quali i temi?

 

Il punto di osservazione di Scenario è il nuovo, che come tale si presenta ad ogni edizione in maniera imprevista. Come diceva Pier Paolo Pasolini, il nuovo non è possibile prevederlo e neppure pensarlo, perché significherebbe averne già un’idea in testa, “nata in seno al vecchio teatro”. Nell’esperienza di Scenario il monito di Pasolini non appartiene all’orbita del paradosso ma a quella della concretezza. Il teatro che verrà non si manifesta nelle nostre aspettative ma nelle invenzioni degli artisti. La cosa da tenere ben presente, però, è che non è affatto scontato saper riconoscere le invenzioni e Scenario da questo punto di vista deve mantenere alto il suo livello di consapevolezza. Detto questo, anche la presente edizione del premio ci pone di fronte a una rosa di giovani artisti che uniscono motivazioni, preparazione e talento. La capacità di indagare il presente con i linguaggi e gli strumenti del teatro è forse la loro cifra distintiva. Un’indagine che attinge alle risorse trasformative dell’immaginazione per costruire antidoti e sfide alla contemporaneità, o si affida a universi distopici per denunciare le grandi questioni del presente, dalle guerre alla crisi climatica, dalla pervasività dei social network ai rischi dell'omologazione.

 

Per l’edizione di quest’anno c’è una novità. Per la prima volta, oltre al tradizionale palco allestito nel Giardino del Cavaticcio, sarà montata una baracca dei burattini nel Parco Klemlen. Perché questa scelta e cosa dobbiamo aspettarci?

 

Anche in questo caso, si è trattato di dare spazio a un artista che proviene dall’esperienza di Scenario. Patrizio Dall’Argine ha vinto il Premio Scenario nel 1999 e ha inaugurato in seguito uno straordinario percorso legato al teatro dei burattini, per il quale scrive i testi, intaglia le teste di legno, costruisce e pittura le scene. Nel suo teatro il burattino è un attore di legno che dialoga e si confronta con le altre arti, dal cinema alla pittura alla musica, e incontra il mondo dell’immaginario infantile nello spazio magico che la baracca costruisce attorno a sé. Una magia che siamo felicissimi di offrire quest’anno ai giovanissimi spettatori e alle loro famiglie. 

 

Continuano anche i laboratori. In cosa consistono e a chi sono rivolti?

 

I laboratori rispondono all’intenzione di fare del Festival non solo una rassegna di spettacoli, ma un luogo di formazione e di esperienza.

Ci sarà anche quest’anno un Osservatorio critico che lavorerà parallelamente alla giuria ufficiale, condotto da Fabio Acca e riservato agli studenti dell’Università di Bologna. E proseguirà l’esperienza del Tavolo critico coordinato da Stefano Casi, cantiere di lavoro affidato a un gruppo ormai consolidato di studiose e studiosi, il cui risultato costituirà un importante terreno di verifica e di confronto per i giovani artisti candidati al premio. Poi i laboratori rivolti all’infanzia e all’adolescenza: “Luce Nera” laboratorio creativo per bambine e bambini dai 5 ai 10 anni, condotto dai burattinai Veronica Ambrosini e Patrizio Dall’Argine, e  “Nuovi Sguardi. Piccolo Osservatorio sul Premio Scenario infanzia e adolescenza”, accompagnamento alla visione degli spettacoli finalisti del Premio rivolti a bambine e bambini dai 6 ai 10 anni e a ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni condotto da Beatrice Baruffini.

 

Una programmazione diffusa nell’area della Manifattura delle Arti, tra DAMSLab, MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, Giardino del Cavaticcio e Parco Klemlen. Cosa significa portare un festival come Scenario in un luogo come questo?

 

Significa dialogare con i principali attori culturali del territorio in una logica collaborativa, di rete. E significa interpretare un ruolo di divulgazione e disseminazione della cultura teatrale e dell’esperienza artistica.

 

Siete arrivati alla settima edizione. Come è cambiato nel tempo?

 

Più che di cambiamento si può parlare di radicamento e accrescimento. Radicamento nel territorio e accrescimento dell’adesione alle nostre proposte in seguito a una “fidelizzazione” maturata attraverso l’esperienza degli spettatori, che ormai attendono Scenario Festival come un importante appuntamento di fine estate.

 

Il progetto è di Associazione Scenario con DAMSLab / La Soffitta - Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. In che modo avete lavorato insieme e qual è la visione che vi accomuna?

 

Il Centro La Soffitta è uno dei 41 soggetti soci di Scenario e la collaborazione con il Dipartimento delle Arti è perciò una collaborazione organica e di vecchia data. La visione che ci accomuna è quella ben espressa da Roberta Paltrinieri, Vicedirettrice del Dipartimento delle Arti e Coordinatrice della Commissione Terza Missione/Impatto sociale,

nel testo che ha scritto per il programma, a proposito del «ruolo fondamentale che hanno la cultura e i linguaggi artistici rispetto a un percorso di cittadinanza pienamente vissuta, a quei processi di tessitura di rapporti sociali che creano le comunità, oggi sempre più sfilacciate», essendo «ormai assodato che una produzione culturale dedicata alle nuove generazioni non serve esclusivamente alla creazione di “piccoli spettatori”, differentemente suggerisce una diversa accezione del valore della cultura che è da ricercarsi nella capacità di creare consapevolezze e conoscenze che possono poi essere veicolate dalla produzione culturale». 

 

Silvia Santachiara per Bologna Estate