THE LAST WALTZ
(USA/1978) di Martin Scorsese (117')
Introduce Cecilia Cenciarelli
La musica è la mia vita. Quando mi hanno proposto di filmare il concerto di Winterland, non ho esitato un secondo. Non ho dovuto pensarci, l’occasione era semplicemente irresistibile. […] La musica di The Band e di coloro che, come Eric Clapton, Van Morrison, Bob Dylan, Joni Mitchell, Muddy Waters, si sono esibiti insieme a loro, non ha mai smesso di ispirarmi. Non avevo mai visto The Band sulla scena prima di assistere a Woodstock, ma sono da sempre uno dei loro più accesi fan. I soli dischi dei quali non mi sia mai stancato nel corso degli anni sono i loro. New York, New York era la musica di mio padre; The Last Waltz è la mia. […] Boris Leven ha costruito per me il cyclorama. Ed è sempre lui che mi ha suggerito la scenografia della Traviata, e anche le scenografie ‘celesti’ in stile MGM. Volevo i colori di William Cameron Menzies, i colori dell’incendio di Atlanta in Via col vento, colori un poco attenuati, un poco mordorè, dei rossi, dei cioccolata. […] Lavorando a Woodstock, ho imparato a controllare e organizzare una troupe di operatori, ma allora non avevamo copione. Non sapevamo in anticipo chi avrebbe cantato cosa. Era il caos. Qui era invece tutto pianificato. Insieme a The Band abbiamo scelto le canzoni da registrare, stabilito le uscite degli ‘ospiti’, provato con alcuni di loro il giorno prima, trovato le angolazioni giuste per le riprese. Non volevo totali della folla, né inserti sulle sue reazioni. Come dice Robbie Robertson, ogni canzone è il teatro d’un affrontamento. D’una sfida tra The Band e i suoi ospiti. Quel che accade tra di loro in quel momento – qualcosa che non appartiene all’ordine verbale – è troppo intenso perché si permetta alla cinepresa di divagare. Mostro la platea solo quando diventa oggetto dell’attenzione dei musicisti in scena. […]
Quando ho visionato i giornalieri del concerto, sapevo che avrei girato in studio la suite musicale The Last Waltz. L’idea dell’opera mi è venuta in quel momento. Un’opera in cui tutti gli elementi, musicali e non, si legassero in un gioco di associazioni emotive, storiche, culturali. In cui il ritmo delle canzoni, l’intensità della musica si assumessero il compito di raccontare la verità dei componenti di The Band. D’altra parte mi sono reso conto, a questo punto, che le canzoni erano complementari. Le ho assemblate seguendo il mio istinto, lasciandomi guidare dalle mie emozioni.
Martin Scorsese in Martin Scorsese. Conversazioni con Michael Henry Wilson, Rizzoli, Milano 2006