
Il Ceppo per la Pace e la Poesia
con Ljudmyla Diadčenko
Il Premio Letterario Internazionale Ceppo ha scelto, in questo 2023, di dedicare alcuni appuntamenti alla Pace in Ucraina.
Nel farlo, Ljudmyla Diadčenko, vicepresidente degli scrittori ucraini e poetessa, presenterà il suo ultimo libro di poesia, La fobia dei numeri edito – con anche il contributo del Premio Ceppo – da Interno Poesia, a cura di Paolo Galvagni (Università di Bologna). All'interno viene riprodotta la la "Piero Bigongiari Lecture" scritta
appositamente per il Premio.
Sarà anche l'occasione per parlare con lei del rapporto tra la poesia e la guerra: una grande testimonianza umana e poetica.
appositamente per il Premio.
Sarà anche l'occasione per parlare con lei del rapporto tra la poesia e la guerra: una grande testimonianza umana e poetica.
L'evento si svolge all‘interno della rassegna "Quasi la stessa cosa: poesia e traduzione" a cura de Lo Spazio Letterario.
Introduce Riccardo Frolloni, direttore de Lo Spazio Letterario.
Dialogano con l'autrice la poetessa Francesca Serragnoli e il traduttore Paolo Galvagni.
Ljudmyla Djadčenko (1988), una delle poetesse ucraine più apprezzate e tradotte, è laureata in filologia all’Università di Kyïv, dove nel 2016 ha conseguito il dottorato in teoria della letteratura e comparatistica. Vincitrice della 67ª edizione del premio Ceppo Internazionale Poesia “Piero Bigongiari”, in questa antologia di poesie, la prima tradotta in Italia, curata da Paolo Galvagni, e contenente la lectio “La poesia dovrebbe iniziare il giorno in cui si nasce e non finire il giorno in cui si muore”, compaiono i temi ricorrenti dell’autrice: la ricerca di un contatto con il mistero della vita attraverso i paesaggi interiori ed esteriori, la malinconia, l’ombra della morte, l’amore e i sogni spezzati. Nella lettera finale al volume, la poetessa spiega commossa come «dall’inizio dell’invasione militare su larga scala da parte della Russia sul territorio della mia Madrepatria, lo scorso anno, ho smesso di scrivere poesie: immagini e metafore mi sono apparse all’improvviso insulse e false, e i miei sentimenti sono spariti, per via della terribile realtà che mi circondava». Ljudmyla Djadčenko è nata nel 1988 nell’Ucraina centrale. Nel 2012 si è laureata in filologia all’Università di Kyïv, nel 2016 ha conseguito il dottorato (teoria della letteratura e comparatistica). Attualmente vive e opera nella capitale ucraina.
Introduce Riccardo Frolloni, direttore de Lo Spazio Letterario.
Dialogano con l'autrice la poetessa Francesca Serragnoli e il traduttore Paolo Galvagni.
Ljudmyla Djadčenko (1988), una delle poetesse ucraine più apprezzate e tradotte, è laureata in filologia all’Università di Kyïv, dove nel 2016 ha conseguito il dottorato in teoria della letteratura e comparatistica. Vincitrice della 67ª edizione del premio Ceppo Internazionale Poesia “Piero Bigongiari”, in questa antologia di poesie, la prima tradotta in Italia, curata da Paolo Galvagni, e contenente la lectio “La poesia dovrebbe iniziare il giorno in cui si nasce e non finire il giorno in cui si muore”, compaiono i temi ricorrenti dell’autrice: la ricerca di un contatto con il mistero della vita attraverso i paesaggi interiori ed esteriori, la malinconia, l’ombra della morte, l’amore e i sogni spezzati. Nella lettera finale al volume, la poetessa spiega commossa come «dall’inizio dell’invasione militare su larga scala da parte della Russia sul territorio della mia Madrepatria, lo scorso anno, ho smesso di scrivere poesie: immagini e metafore mi sono apparse all’improvviso insulse e false, e i miei sentimenti sono spariti, per via della terribile realtà che mi circondava». Ljudmyla Djadčenko è nata nel 1988 nell’Ucraina centrale. Nel 2012 si è laureata in filologia all’Università di Kyïv, nel 2016 ha conseguito il dottorato (teoria della letteratura e comparatistica). Attualmente vive e opera nella capitale ucraina.
