IL GRANDE DITTATORE
(The Great Dictator, USA/1940) di Charlie Chaplin (126')
ASPETTANDO IL CINEMA RITROVATO
Introduce Nathanaël Karmitz (MK2)
La somiglianza tra il Führer e il Vagabondo appariva evidente a Chaplin. E in effetti era qualcosa che balzava agli occhi di chiunque, testimoniato anche dalle caricature che comparivano sui giornali. Si ritrovò così impegnato a portare sullo schermo un capo politico il cui livello di pericolosità era ancora imprevedibile. Come artista, era pronto a rischiare tutto ciò che poteva mettere in gioco: la sicurezza, la carriera, la fama, il prestigio e il denaro [...].
Se prendiamo in considerazione il momento, gli incroci paradossali della storia personale di Chaplin e della politica internazionale, è evidente che The Great Dictator non poteva essere altro che un film anomalo su un’epoca anomala. Dopo Tempi moderni, è il secondo film ‘cubista’ del suo autore, un film in cui la tradizionale struttura drammatica viene abbandonata. Una narrazione radicale dà vita a un’architettura drammaturgica che rompe sistematicamente ogni convenzione. The Great Dictator è un montaggio di gag feroci e al tempo stesso una sintesi cruda e innovativa della storia en état brut, con la forza d’urto dell’esperienza rappresentata nel momento stesso in cui viene vissuta. Chaplin ebbe una presa così inesorabile su quella orribile contemporaneità, che il film è rimasto come l’album illustrato delle grandi tragedie del Novecento [...].
Anche se il finale di The Great Dictator risuona come un inno solenne alla pace e all’uguaglianza, va detto chiaramente che in realtà non ha nulla di pacifista. Incita invece a combattere in nome della democrazia contro il dispotismo: “Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere!”. Genialmente, dichiara che il suo discorso si rifà agli stessi ideali in nome dei quali i dittatori sono giunti al potere: “Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità e alle donne la sicurezza... Promettendovi queste cose alcuni uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne renderanno mai conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo”. Mentre infuriava un conflitto mondiale, questo invito a combattere risuonava come una verità assoluta.
Peter von Bagh
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Lumière)