Cultura Bologna
cover of Triangle of Sadness
September 4, 2023, 9:30 PM @ Arena Puccini

Triangle of Sadness

(Svezia-Germania-Francia-GB/2022) di Ruben Östlund (142') | Arena Puccini 2023

Triangle of Sadness
Regia: Ruben Östlund
Interpreti: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Dolly de Leon, Zlatko Burić, Vicki Berlin, Henrik Dorsin, Jean-Christophe Folly, Iris Berben
Origine e produzione: Svezia, Germania, Francia / Erik Hemmendorff, Philippe Bober, Plattform, Essential Films, Coproduction Office, SVT, ZDF, Arte France Cinéma
Durata: 149’
- Palma d’oro al Festival di Cannes 2022

Carl e Yaya, una coppia di modelli e influencer, sono invitati su uno yacht per una crociera di lusso. Gli eventi prendono una svolta inaspettata quando si abbatte una tempesta e mette a rischio il comfort dei passeggeri.

“Diciamolo subito senza far tanto gli schizzinosi. Lo svedese Triangle of Sadness è uno degli oggetti più potenti apparsi in questi anni nella categoria (oggi trascurata) dei film “grand public”. Non solo per ciò che mostra e racconta, ma proprio per come lo fa. Facile liquidarlo come satira della lotta di classe e di genere additando gli eccessi. La verità è che Ruben Östlund, due volte palma d’oro a Cannes (la prima la vinse con The Square, altro film geniale e imperfetto), ha un dono. Sa far parlare i corpi. Ovvero sa incarnare con rara abilità i conflitti in cui siamo immersi (tanto da non farci nemmeno più caso) costruendo personaggi capaci di far esplodere le contraddizioni senza perdere un grammo di leggerezza e di simpatia. Sì, simpatia. I personaggi di Östlund possono essere tremendi ma capiamo sempre benissimo il loro punto di vista e i loro sentimenti. Altro che cinismo insomma.
Il povero Carl, fotomodello scultoreo fidanzato a una collega e influencer anche più bella (e pagata) di lui, la coriacea Yaya, fa tenerezza fin dal prologo, esilarante, che infilza tic e tabù dell’alta moda (e dei rapporti fra i sessi) mettendo a fuoco il potere esorbitante della bellezza e insieme il suo prezzo.
Ma resta al centro di questa affollata sarabanda anche quando sembriamo perderlo di vista, durante la crociera di ultraricchi, per tornare in primo piano dopo il naufragio, che ribalta in modo insieme atroce e beffardo i rapporti di forza e di classe. Con una crudeltà che può mettere a disagio, certamente (si pensa a Parasite o alla seconda parte di The Lobster). Anche se il senso formidabile delle caratterizzazioni e le molte invenzioni di regia (gusto delle inquadrature e del fuori campo, uso della musica, etc.) permettono a Östlund di spingersi sempre più in là del previsto. Mettendo a fuoco con allegra spietatezza ciò che non cambia, anche quando il Caso redistribuisce le parti. I detrattori parlano di mancanza di finezza. Ma è pura ipocrisia. A disturbarli davvero è l’alleanza, così insolita, fra il senso del comico e quello del sacro.”

Fabio Ferzetti, L’Espresso