Cultura Bologna
cover of Rapito
August 9, 2023, 9:30 PM @ Arena Puccini

Rapito

(Italia-Francia-Germania/2023) di Marco Bellocchio (135') | Arena Puccini 2023

Rapito

Regia: Marco Bellocchio

Interpreti: Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Paolo Calabresi, Renato Sarti

Origine e produzione: Italia, Francia, Germania / Paolo Del Brocco, Simone Gattoni, Beppe Caschetto, IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory

Durata: 134’ 

Nel 1858, Edgardo Mortara, un bambino ebreo di sette anni, viene prelevato dallo Stato Pontificio e allontanato dalla propria famiglia per essere cresciuto come cattolico. I genitori lottarono duramente per liberare il figlio e questa lotta si trasformò in un’ampia battaglia politica che contrappose il papato alla democrazia italiana.

“C’è una sequenza nel nuovo film di Marco Bellocchio, Rapito che illumina con precisione la parabola di Edgardo Mortara, quando cioè il bambino, figlio di una famiglia ebrea bolognese a cui è stato sottratto con la forza dal Papa perché battezzato segretamente, quando prende la cresima diventando un «soldato di Cristo». La sua progressiva trasformazione in «macchina da guerra» cattolica nutrita di fanatismo e ostinazione è quanto guida la storia, ispirata al libro di Daniele Scalise, Il caso Mortara (Mondadori). Una scelta quella del personaggio che in questa lettura non trova risposte al suo mistero e al paradigma del «convertito». È un perfetto risultato di brainwashing il giovane adulto che diventerà Edgardo, tremebondo e insieme sicuro dei suoi dogmi o c’è qualcos’altro che sfugge alla comprensione almeno della laicità?
[...] Bellocchio come in ognuno dei suoi film non si ferma alla storia personale, la ripercorre per trasformarla in qualcosa che interroga la società nei suoi fondamenti, religione e famiglia in una «nascita della nazione», l’Italia, nella quale questa idea di compromesso sembra essere fondamento.
[...] È su questo bordo che si muove Bellocchio interrogando una dimensione individuale, immersa in quella storica, nella quale malgrado la distanza temporale risuona con forza il presente – di altri indottrinamenti, compromessi, atti mancati, ambiguità della politica rispetto a quelli che sono definiti «interessi superiori». Edgardo non sa nulla del cattolicesimo, è fragile, spaventato, di fronte ai suoi occhi di bambino si spalancano visioni ignote, un cristo crocifisso che gli appendono al collo d’oro e pesante a testimoniare il crimine commesso dal suo popolo, gli ebrei, che hanno mandato a morte il figlio di dio, torto che lui prova a rimettere a posto. O forse, almeno all’inizio, la sua è solo la speranza di poter tornare a casa se fa quello che gli dicono, come capita a tutti i «rapiti».
La Chiesa diviene però un’ altra famiglia, mette in atto gli stessi meccanismi di persuasione, morbido come il velluto il papa fa di Edoardo il suo «favorito», lo prende sulle ginocchia, lo blandisce, lo fa sentire importante. È facile piegare un bambino ma poi adulto come accade che non abbia nessun risentimento verso chi ha reciso i suoi legami d’affetto, nessuna volontà, nessuna contraddizione? Anche se a volte sembra vacillare nei suoi slanci esagerati verso il papa/padrone che lasciano intuire una rabbia repressa, in una postura dolente, nella vaga percezione della manipolazione subita.
Nel segno dell’opera e del melodramma, Bellocchio costruisce una narrazione limpida, che convocando le figure poetiche e politiche proprie del suo cinema si apre verso più direzioni, mantenendo fermo uno sguardo laico di chi crede nella storia e nel pensiero critico verso gli strumenti di cui l’umano si dota per l’esercizio del controllo. Negli spazi chiusi contrapposti, che sono il collegio e la casa, prende forma quasi una geometria speculare, nella quale la spiritualità di una libera scelta è esclusa. È lì, come i suoi personaggi di film quali I pugni in tasca che Edgardo rimane intrappolato, facendosi segno di una vita che è quella dell’obbedienza (e della sopraffazione), rifiuto del conflitto che è parte invece di ogni tempo e di ogni realtà.”

Cristina Piccino, Il Manifesto