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Bologna Estate racconta #3

Mariangela Pitturru racconta i Giorni perfetti dell’estate bolognese

In un mondo che corre veloce, Mismaonda ci invita a riscoprire i tempi lenti portando all’interno del cartellone di Bologna Estate 2024 la rassegna Giorni Perfetti. Ci va il tempo che ci va: cinque incontri per rallentare con Dario Vergassola, Danilo Masotti, Arianna Porcelli Safonov, Lella Costa, Franco Arminio, Pippo e Andrea Santonastaso. 

 

Il progetto di Mismaonda ci porta a vivere nel qui e ora, in un tempo sospeso, concedendoci serate in cui riscoprire la lentezza e prenderci cura di noi stessi, dei nostri affetti, della natura e del bene comune. Lo fa portandoci fuori dal caos, in due tra le Case di Quartiere della periferia bolognese: Villa Torchi e Villa Bernaroli. 

 

Al centro un’idea che, di questi tempi, risulta quasi rivoluzionaria: rallentare.

 

Ad aprire la rassegna a Villa Torchi Dario Vergassola in un‘intervista con lo scrittore bolognese Danilo “Maso” Masotti celebre per il suo blog ‘Umarells’, dal 2007 un libro best seller edito Pendragon.  Sempre a Villa Torchi altri due appuntamenti, uno con  l’attrice Arianna Porcelli Safonov con il monologo ASAP, Selezione di racconti vecchi dentro vuole far sperimentare un’inversione di tendenza e piantarla con questa corsa feroce alla conquista dell’eterna giovinezza, e poi Lella Costa con le Rime Rimbambine, filastrocche per vecchi di Bruno Tognolini. Un albo poetico per grandi, piccoli e anziani. 

La rassegna prosegue a Villa Bernaroli con Franco Arminio in un ‘Elogio della lentezza’ l per concludersi in un dialogo ironico tra due attori, Pippo e Andrea Santonastaso, padre e figlio, che rievocheranno il loro tempo comune in parallelo, azzerando le distanze generazionali con lo spettacolo Lo scemo in televisione.


Abbiamo raggiunto Mariangela Pitturru, direttrice artistica di Mismaonda, per farci raccontare qualcosa di più.

 

Una rassegna che elogia quello che oggi ci manca di più: la lentezza. Perché oggi più che mai, secondo lei, ne abbiamo così bisogno? E come possiamo riappropriarcene?

 

Il tempo è diventato il vero lusso di questa nostra epoca.  Chi riesce a rallentare, chi vuole o può permetterselo, cresce, si arricchisce, scopre cose nuove, impara ad apprezzare quello che ha o a focalizzare meglio ciò di cui ha bisogno. La pausa forzata del COVID ci ha insegnato che possiamo rallentare, ci ha mostrato i mezzi utili dello smart working, delle call online. Usiamoli, impariamo il piacere di disconnetterci ogni tanto e otterremo di connetterci meglio con noi stessi, con la famiglia, gli amici e le persone che scegliamo. Anche la nostra professione ne otterrà un giovamento.

 

Da Lamberto Maffei nel suo “Elogio della lentezza” a Perfect Days, il film di Wim Wenders uscito lo scorso 4 gennaio. Il tema è universale, ci tocca tutti e tutte, a tutte le latitudini. Giorni perfetti è un progetto quindi che invita ad un cambio di passo, ad un atto rivoluzionario. Come è nato e qual è il suo valore? Serve, secondo lei, un cambiamento culturale?

 

La suggestione di questo progetto è venuta dal rallentamento che il sindaco di Bologna ha voluto per la città che amministra. Questo atto, apparentemente piccolo, è una rivoluzione civile che innesca localmente un cambiamento culturale che è già nell’aria. Prova ne sia il successo mondiale del film di Wim Wenders

 

Quali sono quindi i giorni perfetti?

Quelli in cui puoi scegliere cosa fare e con chi stare. Ma anche quelli in cui puoi dedicarti con calma e concentrazione a quello che fai, conseguendo risultati che ti soddisfano. 

 

Avete scelto due delle case di quartiere di Bologna, due luoghi “simbolo” dove il tempo è già rallentato, per lanciare un ulteriore messaggio. Quale? E cosa significa portare una rassegna come questa in questi luoghi? 

 

Abbiamo scelto di ambientare i nostri incontri nei centri frequentati dagli anziani. Da coloro cioè che hanno raggiunto il tempo in cui naturalmente si rallenta. Ci è parso che lì potesse essere più facile trasmettere il senso del progetto: prendersela con calma perché, come dice Paolo Conte, “ci va il tempo che ci va”.

 

Come avete scelto gli ospiti e cosa li accomuna?

 

Tutti loro, seppure in modo diverso, apprezzano il tempo lento e lo difendono. Arianna Porcelli Safonov ama abitare in luoghi remoti così come il poeta Arminio che di questa inclinazione ha fatto una professione. Vergassola intervista Masotti che ha inventato il termine Umarells: seppur in modo ironico entrambi sono attratti dai modi nuovi in cui un anziano può impiegare il tempo. E la stessa cosa se la raccontano i Santonastaso padre figlio, mettendoci di fronte ad un passaggio di testimone generazionale. Lella Costa rifugge i social e tutto quanto non sia il piacere di trovarsi insieme, dal vivo, tra persone che si scelgono.

 

Dalla distanza generazionale alla conquista dell’eterna giovinezza. Sono tanti i temi che vengono affrontati. Come sono stati scelti?

 

 In realtà il tema è uno solo: scoprire o riscoprire la bellezza e la felicità del rallentare.

 

Negli anni avete proposto per Bologna Estate diversi progetti che toccano nervi scoperti della contemporaneità: dalla caccia al tesoro teatrale, alla Circolare Periferica, fino a La città dei miti, un progetto di attualizzazione dei classici. Quindi miti moderni, persone normali che compiono le gesta eroiche della quotidianità. Cosa lega, a livello concettuale, i vostri progetti?

 

Il nostro lavoro di operatori culturali consiste nello stare in ascolto di quanto si dice e accade nel periodo che viviamo. I nostri progetti di incontro, o teatrali, sono volti a restituire quell’ascolto. In questo momento ci è parso che affrontare il tema del riappropriarsi del proprio tempo rispondesse ad un’esigenza diffusa.

 

Silvia Santachiara, per Bologna Estate