Falstaff e le allegre comari di Windsor
Teatro Dehon | Stagione 2023-2024
FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
Edoardo Siravo e altri 12 attori
Si tratta di un testo del 1988 elaborato da Roberto Lerici per Mario Carotenuto e ripreso oggi dal figlio Carlo Emilio ma si dovrebbe dire, suppongo, da Carlo Emilio e da Edoardo Siravo, che ne è protagonista. Ripreso da Siravo — vecchio suo compagno di lavoro — nel nome di Antonio Salines, che era alla guida di un gruppo di attori come non se ne vedono più: attori non vecchi, ma all’antica: ben tredici, non uno che non si faccia notare, che non si faccia apprezzare, che non entri e non esca dalle quinte come fosse spinto da un’ebbrezza furiosa o impalpabile, insinuante, ribalda.
Lo spettacolo è, come in Shakespeare, tutta una serie di beffe. È pura allegria, pura leggerezza e velocità. Non c’è chi non vada di corsa, tranne il protagonista: lui, quando deve correre o affrettarsi alla realizzazione dei suoi sulfurei piani, si limita a fare un passo in là.
Falstaff, scriveva Gabriele Baldini, «pur se strettamente connaturato e compromesso con l’errore, non è poi, dell’errore, la causa prima. In Falstaff, in altre parole, non c’è nulla di demoniaco. L’errore di Falstaff, infatti, è sempre lì lì per essere corretto o, almeno, perdonato in carità di cuore». Quali, questi suoi errori? Gli stessi di prima: che sia ingrassato, che la pancia debordi e gli pesi, non importa: vuole continuare a mangiare e bere, e soprattutto vuole sempre sedurre — con l’inganno o senza l’inganno.
Lo spettacolo, come dice il titolo, non è — alla lettera — Le allegre comari di Windsor, in genere sottovalutato, o considerato minore, laddove è invece una commedia perfetta (Shakespeare sembra la scrisse per compiacere la regina Elisabetta che dopo aver conosciuto Falstaff nello Henry IV ne volle ancora — e così nacque la farsa in cui esce dalla Storia e resta a Londra con la sua «bella, franca, lunga risata, fatta a piene mascelle, saporosa e goduta come una gagliarda pinta di birra».
Le allegre comari intreccia due vicissitudini. La prima, anch’essa beffarda e paradossale, vede il dottor Caius (Roverto Tesconi) e Abraham, nipote del giudice Shallow (Giuseppe Cattani e Marco Bonetti) pretendenti di Anne Page (Beatrice Coppolino) battuti senza che se ne accorgano dal giovane Fenton (Fabrizio Bordignon).
La seconda in un’incessante sbattere di porte, a ritmo di charleston, tutti in costume anni Venti, illustra il fallimento delle mire di Falstaff nei confronti della comare Page e, contemporaneamente, della comare Ford (Susy Sergicomo e Gabriella Casali): un fallimento condito da beffe dolorose: uno sprofondamento nel Tamigi e una quantità di legnate.
Si ride di continuo e alla fine, quando Falstaff fa i conti, ci si commuove. Magistrale, per così dire centrifuga, l’interpretazione di Siravo. In scena, anche Francesca Bianco, Alessandro Laprovitera, Ruben Sigillo, Germano Rubbi e Tonino Tosto.
Franco Cordelli. Corriere della Sera - 20/04/2023
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Di William Shakespeare. Versione e adattamento di Roberto Lerici.
Con (interpreti in ordine alfabetico) Francesca Bianco, Marco Bonetti, Fabrizio Bordignon, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Francesca Buttarazzi, Alessandro Laprovitera, Antonio Palumbo, Germano Rubbi, Susy Sergiacomo, Edoardo Siravo, Roberto Tesconi, Tonino Tosto.
Musiche Francesco Verdinelli. Costumi Annalisa Di Piero. Scene It Allestimenti Scenografici Giacomo Celentano.
Regia Carlo Emilio Lerici.
Venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 21
Sabato 16 dicembre 2023 alle ore 21
Domenica 17 dicembre 2023 alle ore 16
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