E' stata la mano di Dio
(Italia/2021) di Paolo Sorrentino (130')
Regia: Paolo Sorrentino
Interpreti: Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Marlon Joubert, Massimiliano Gallo, Ciro Capano
Origine e produzione: Italia / Lorenzo Mieli, Paolo Sorrentino, The Apartment, Fremantle
Durata: 130’
David di Donatello 2022 per il miglior film; David di Donatello 2022 a Paolo Sorrentino per la miglior regia; David di Donatello 2022 a Teresa Saponangelo come miglior attrice non protagonista; David di Donatello 2022 (ex aequo) a Daria D'Antonio per la miglior fotografia; Leone d’Argento – Gran Premio della giuria a Paolo Sorrentino alla Mostra del cinema di Venezia 2021; Premio Marcello Mastroianni a Filippo Scotti alla Mostra del cinema di Venezia 2021.
Negli anni '80 a Napoli, il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino a quando alcuni eventi cambiano tutto. Uno è l’arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l’idolo del calcio Maradona. L’altro è un drammatico incidente che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro.
“Sorrentino per È stata la mano di Dio è tornato a girare a Napoli. Ha lasciato Andreotti, Berlusconi, papi e gambardelli. Per tornare a casa. Ma proprio a casa perché si tratta della sua storia personale anche se il nome del protagonista è Fabietto Schisa. […]
Ma un film non è una ricostruzione pedissequa di quanto è davvero successo. Ecco allora la frastornante e debordante famiglia Schisa alle prese con una estroversione fantastica, esagerata, dall’inizio, l’incontro con San Gennaro, al bagno collettivo sotto la casa di Eduardo, dagli scherzi della madre, alla sorella perennemente chiusa in bagno, contrabbandieri, sceicchi, zie e zii tutti affettuosamente sopra le righe chi perché sovrappeso, chi perché truffatore, chi perché violento, tutti in grado di strappare sorrisi con battute micidiali in grado di stroncare interlocutori e buon gusto.
Sullo sfondo poi c’è qualcosa che affiora, non solo la fascinazione del solitario Fabietto per le donne ancora da conoscere e per la vita ancora da assaporare. No, Paolo piazza nel suo racconto tre registi: Fellini che a Napoli fa un provino cui partecipa il fratello maggiore, Antonio Capuano che dà scorbutiche ma geniali indicazioni esistenziali-professionali e la videocassetta di C’era una volta in America di Sergio Leone, il suo film più amato.
Su questa impalcatura […] Sorrentino ritrova sé stesso e la sua anima più autentica, più vera, quella di un ragazzo cresciuto a Napoli, una Napoli diversa da quella di oggi, ma appassionata e appassionante. […] Dopo oltre trenta anni, era giunta l’ora di trasformare una vicenda personale e dolorosa in momento da condividere con gli altri, anche per liberarsi da quel grumo di sentimenti laceranti.
L’elemento vincente del film sta proprio in questa ritrovata semplicità di racconto che segue l’ossatura della realtà, ma si riempie di muscoli e nervi e sangue per restituire un momento magico per una città e per il protagonista che però vive anche la devastazione.”
Antonello Catacchio, “Il Manifesto”