CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA
(Singin' in the Rain, USA/1952) di Stanley Donen e Gene Kelly (103')
IL CINEMA RITROVATO
Introduce Ehsan Khoshbakht
L’onirismo della grande tradizione del musical hollywoodiano era negli anni andato vieppiù svanendo, mentre per forza di cose era invece rimasta la stilizzazione del canto e della danza. Il lavoro di Donen e Kelly, e specificamente Singin’ in the Rain, si situa in questo periodo di declino che però – bisogna notarlo – non è, o non è ancora, un momento di crisi. Anzi, proprio fra i Quaranta e i Cinquanta la MGM, casa-leader in ambito di musical, sfornerà una serie di pellicole forse non sempre eccelse ma comunque brillanti e gradevoli (talora addirittura sfarzose) che contribuiranno non poco a identificare il genere con la casa stessa. In effetti, i musical della Metro, poco importa il regista o la qualità dei singoli esiti, esibiscono tutti – senza distinzione – un look preciso e riconoscibile, una qualità patinata, coloratissima, smaltata, lucida e gaia quale nessuna altra produzione poteva vantare. Si osservi un prodotto contemporaneo della Columbia o della Fox: nessuno di essi esibisce l’accattivante morbidezza visiva di un musical Metro. I colori sono più cupi e gratinanti, e comunque meno nitidi e addolciti (Columbia), oppure decisamente vivaci ma di una qualità realistica che non basta il forte sfavillio delle luci a rendere gradevolmente fantasiosi e onirici. […] Singin’ in the Rain è nel suo insieme una forte, eloquente metafora di un’altra condizione critica del cinema hollywoodiano. Insomma, trattando della grande crisi causata dall’avvento del sonoro, il film allude in realtà a un’atmosfera e a una problematica che si riferiscono invece a una crisi, di altra natura ma non meno preoccupante, che si sarebbe verificata vent’anni dopo. […] Singin’ in the Rain è dunque una pellicola nostalgica, la rivisitazione di un passato forse non molto lontano nel tempo, ma situato ad anni-luce di distanza quanto a gusto, mentalità, moda, e naturalmente anche tecnologia.
Così lontano che la sequenza d’apertura con un’inquadratura dall’alto in campo lunghissimo della zona del Grauman ha il sapore di una scena presa di peso da un cartone animato: i colori, le luci, i movimenti in lontananza, le linee architettoniche non sembrano affatto veri (ricreati), ma appartengono piuttosto a un altro ordine di immaginario, quello di una realtà trasfigurata da una fantasia colorata e infantile, rutilante e microscopicamente grandiosa.
Franco La Polla
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(Replica sabato 2 luglio ore 16.00 Cinema Europa.
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Arlecchino, al Cinema Jolly e in Sala Scorsese)
Serata promossa da Stefauto