Città degli immortali Jorge Luis Borges, L'Aleph, in Tutte le opere 1, Milano, A. Mondadori, 1998
Al termine di un corridoio, un muro imprevisto mi sbarrò il passo, una remota luce cadde su di me. Alzai gli occhi offuscato: in alto vertiginoso, vidi un cerchio di cielo così azzurro da parermi di porpora. Gradini di metallo scalavano il muro. La stanchezza mi abbatteva, ma salii, fermandomi a volte per singhiozzare di felicità. Scorgevo capitelli e astragali, frontoni triangolari e volte, confuse pompe del granito e del marmo. Così mi fu dato ascendere dalle cieca regione di neri labirinti intrecciantisi alla risplendente Città. (p. 778)