Album Pirati: immagini e documenti
In questa gallery abbiamo raccolto sia documenti storici che sono stati fonte e spunto per le narrazioni della Trilogia dei pirati - composta dai romanzi Tortuga, Veracruz e Cartagena. Gli ultimi della Tortuga - sia altri documenti che rimandano ai temi trattati nei romanzi. In piena consonanza con il metodo di lavoro e con la poetica di Evangelisti, ci sembra un modo per accrescere legami e reti fra testi e per suggerire ulteriori spunti di approfondimento e lettura.
I documenti citati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Per una bibliografia aggiornata e completa di Valerio Evangelisti vi invitiamo a visitare il sito a lui dedicato.
I Barbarossa
Fra i più famosi corsari barbareschi ci furono quattro fratelli: Ishak, Elias, Aruj e Hizir (o Khayr al-Dīn). Gli ultimi due, come informa il frontespizio nell’immagine, dopo essere stati pirati furono anche Dey (cioè governatori) di Algeri. Aruj, chiamato in turco Oruç Reis, divenne noto come Baba Aruj o Baba Oruç, da cui per corruzione il soprannome Barbarossa, esteso poi anche al fratello minore Hizir nel folklore occidentale. Nell’opera di cui presentiamo il frontespizio, in cui vengono immaginati dialoghi fra personaggi importanti che si incontrano dopo la morte, i due pirati dialogano con Kunz von Kauffungen, che nel 1455 per questioni di denaro rapì i figli di Federico II di Sassonia. Aruj (qui Haruc) Barbarossa identifica come un pirata il tedesco, che si offende. Inizia così una discussione sulla pirateria e sull’essere pirata.
Anche in Storia della pirateria nel mondo di Anna Franchi si trovano due illustrazioni che rappresentano due dei fratelli Barbarossa (vol. 2, tavv. I e II).
Lorenzo Ignazio Thjulén, Dialogo decimosesto fra Kuntz von Kaufung il rapitore dei principi di Sassonia ed i due famosi pirati e poscia Dey d'Algeri Haruc, e Heiradin Barbarossa, Bologna, Tipografia arcivescovile, 1817.