Album "Noi che gridammo al vento": immagini e documenti
La quarta gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a Noi che gridammo al vento, pubblicato nel 2016 dall’editore Einaudi.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione, al momento l’unica uscita nelle librerie (in formato cartaceo).
Il romanzo non fa parte della serie dedicata a Sarti Antonio, può piuttosto essere ascritto a quel filone di testi della produzione macchiavelliana che, pur mantenendo lo statuto di fiction, raccontano e indagano eventi cardine della storia italiana, in particolare episodi di criminalità pubblica strettamente correlati alle trame politiche e sociali del nostro paese. Romanzi come Funerale dopo Ustica, la cui lettura chiuderà questo ciclo di incontri, e Strage, al contrario primo testo affrontato dal Gruppo di Lettura e su cui si può consultare una gallery di documenti analoga a questa. Noi che gridammo al vento anzi non solo ripropone alcuni personaggi già visti in Strage, ma si salda strettamente a esso dal momento che le ultime pagine sono ambientate a Bologna il 2 agosto 1980.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
Giuseppe Cocchiara, Lembi di Albania in Sicilia (1927)
Ancora un articolo, estratto questa volta da «La lettura», che racconta non solo la storia ma anche alcune tradizioni di Piana degli Albanesi che ancora si conservano in paese nei primi decenni del Ventesimo secolo.
In una delle fotografie che corredano l’articolo si vede la fontana del paese, la stessa a cui Stella veniva mandata per attingere l’acqua e in cui la madre lavava i panni in uno dei primi episodi dell’infanzia ricordati dalla donna. Quando Stella, passeggiando per Piana insieme a Eva la mattina seguente al suo arrivo in Sicilia, vede un bambino che riempie bottiglie di plastica, nella sua mente riemerge quanto aveva cancellato:
«La parte antica e alta del paese si concludeva su una muraglia di contenimento che poggiava sulla roccia, quasi ne fosse il proseguimento fuori terra. Dalla sommità scendevano a decorarla e coprirla in parte piante di fico e ginestre. Appoggiata alla muraglia, una grande fontana il cui getto, abbondante e continuo, metteva attorno una sensazione di frescura.
A quel getto, un ragazzino di sette, otto anni riempiva bottiglie di plastica che poi sistemava in due cestelli.
Stella si fermò a guardare e l’immagine le mutò davanti agli occhi. Non più il ragazzino, ma una bambina con accanto la madre che lavava i panni. Sotto il getto, un secchio di zinco dal quale tracimava l’acqua» (p. 46).
L’immagine della fontana torna più volte nel romanzo, sempre a sottolineare momenti in cui Stella compie un passo decisivo verso la riscoperta di quel mondo i cui abitanti ancora la chiamano Nina, come quando aveva sei anni.
[Giuseppe Cocchiara], Lembi di Albania in Sicilia, [Milano], [s.n.], [1927].
Articolo estratto da «La lettura».