Peccato che sia una canaglia
(Italia/1954) di Alessandro Blasetti (97')
Alessandro Blasetti, grande regista la cui eclettica carriera copre mezzo secolo di cinema, offre a Loren il suo primo grande ruolo in un lungometraggio, subito dopo l’episodio dell’Oro di Napoli. Ed è ancora una volta un ruolo brillante, di donna volitiva e seducente capace di tener testa ai maschi. Ispirato a un racconto di Alberto Moravia, il film è una scorribanda sentimentale tipica del cosiddetto ‘neorealismo rosa’, in un’Italia popolare già avviata verso nuovi consumi. Sophia è una donna che con dei complici tenta di rubare l’auto di un ingenuo tassista.
Lui la porta al commissariato, sedotto dal suo fascino, se la lascia sfuggire, ma poi si mette alla ricerca della ‘banda’. “La bellezza non è davvero una condanna, è un dono del cielo, di cui occorre fare uso sagace; la protagonista di Peccato che sia una canaglia, erede popolaresca delle avventuriere d’alto bordo di un tempo, sa benissimo amministrarsi e destreggiarsi fra gli uomini – anche se, intendiamoci, nessuno dei suoi trucchi imbrogli canagliate giunge mai a compromettere sul serio la purità del suo cuore” (Vittorio Spinazzola). È anche il primo incontro di una coppia destinata a una grande fortuna nei decenni, quella con Marcello Mastroianni (che dal canto suo è qui alle prime armi come attore brillante). Ma non va dimenticato, come in molti titoli dell’epoca, uno straordinario Vittorio De Sica nei panni del padre della ragazza, ladro d’altri tempi. “Tra noi la scintilla si accese subito […]. Interpretammo i nostri ruoli lasciandoci guidare dall’istinto, e con un brio che per me era una scoperta. […] De Sica dava il tono; Marcello e io ci mettemmo immediatamente al diapason imprimendo alla nostra recitazione uno slancio pieno di verve e di sottigliezza che caratterizzò i molti film che in seguito avremmo girato insieme” (Sophia Loren).
Emiliano Morreale
Debbo a Blasetti se sono nato al cinema. Mi vide in teatro, nell’Oreste che aveva messo in scena Visconti, e mi fece interpretare Il lupo, un episodio di Tempi nostri. Poi mi volle a fianco di Sophia Loren in Peccato che sia una canaglia e in La fortuna di essere donna, due film che hanno cominciato a farmi conoscere anche all’estero. I produttori cinematografici, a quel tempo, non giuravano certo per me, e Blasetti invece, con tutta la sua foga, riuscì a convincerli. Dandomi una possibilità che però, nello stesso tempo, arricchì anche con un insegnamento che era frutto della sua stupenda esperienza cinematografica e umana. […] Quando Peccato che sia una canaglia uscì nei cinema tale fu il successo che nel giro di ventiquattro ore diventai popolarissimo. Però mancò poco che non mi rovinasse la carriera, perché io mi ero talmente calato nei panni del tassinaro gentile e di buon senso che non riuscivo a liberarmene. […] Dovetti battagliare con i produttori, e anche con me stesso, per ottenere altri ruoli.
Marcello Mastroianni