copertina di Dominique White. Fugitive of the State(less)
dal 2 al 5 febbraio 2023 @ Bagni di Mario

Dominique White. Fugitive of the State(less)

mostra personale | main project ART CITY Bologna 2023

Una piccola porta segna l’accesso alla Conserva di Valverde, conosciuta anche come Bagni di Mario. I condotti si allungavano nella collina bolognese, come nervature di una mano, per raccogliere l’acqua e convogliarla nella grande Conserva. Da qui defluivano verso la Cisterna del Vascello, costruita intorno al 1520 per alimentare una precedente fontana di Piazza Maggiore. Sotto i piedi degli abitanti di Bologna, la città conserva questo sistema di captazione e raccolta delle acque risalente al Cinquecento, con cunicoli con volta a sesto acuto, decori rinascimentali alle pareti della sala ottagonale e motivi fitomorfi.

L’installazione Fugitive of the State(less) dell’artista britannica Dominique White agisce da punto di fuga prospettico della sala ottagonale della Conserva di Valverde, realizzata nel 1563 dall’architetto Tommaso Laureti per alimentare la Fontana di Nettuno di Bologna.

Da anelli e uncini in ferro battuto pendono vele lacerate e reti mutilate, alle quali sono impigliate fronde di palma, rafia, conchiglie di ciprea e fibre di sisal impregnate di argilla caolino. Relitti di una civiltà forse mai esistita o della traversata di fuggiaschi colti dalle forze marine - quest’ultime artificiosamente celebrate dalle conchiglie scolpite sulle nicchie della cisterna e dai resti di organismi bentonici incastonati nella calcina delle pareti. L’installazione segna l’ammissione a una dimensione sotterranea, in cui la transizione da una condizione di entropia a un diverso stato sembra essersi appena compiuta o in procinto di compiersi. L’opera invita a una riflessione sulla nozione di ‘sospensione’.

Sebbene nelle sue molteplici formulazioni installative sia ripristinata e integrata dall’artista, ogni sezione della scultura rilascia di volta in volta tracce di un’esistenza [in]interrotta. In questo caso, l’opera sfida la vertiginosa verticalità delle pareti consumate dal calcare e giova della teatrale orizzontalità visiva offerta al visitatore dallo sporto della doppia scalinata rinascimentale. Pur discostandosi formalmente dalle strutture cinetiche di matrice calderiana, Fugitive of the State(less) condivide la costante rinegoziazione di equilibri - e squilibri storici - cui esse tendono. La plasticità dell’attrezzatura nautica e la precarietà della materia organica si fondono in un assemblaggio scultoreo palinsestico.

Nella pratica artistica di Dominique White, la riemersione di corpi politici troppo a lungo ridotti ad assenza, i traumatici retaggi dello schiavismo atlantico e l’ecologia di narrazioni escatologiche si intrecciano alle pratiche di [in/re]surrezione radicali afroamericane e all’eredità soniche della musica jazz e techno. Lo scolìo dell’acqua ancora presente nei cunicoli a sesto acuto della conserva sembra intonarsi al ritmo del respiro anfibio dei drexciyani. Figli delle schiave imprigionate nelle navi che salparono durante la tratta dell’Atlantico, nel mito di Drexciya essi sono l’avamposto della resistenza militante delle profondità oceaniche. Apolidi e latitanti, la loro transizione da fuggitivi verso lo State(less) passa per il mare. Uno stato inteso come condizione altra e alterata in cui il principio di Blackness è abbracciato incondizionatamente. Identificandosi nella sperimentazione sonora della Detroit degli anni Novanta, i drexciyani riaffiorano dal mito nelle vesti di un gruppo musicale che anticipa e aderisce ai principi di ‘infiltrazione’ e ‘intelligenza ostile’ più recentemente teorizzati da Stefano Harney and Fred Moten nel testo The Undercommons. Fugitive Planning and Black Study, 2013.
In Fugitive of the State(less), l’acqua è intesa come fluido depositario di memorie translocali. Essa è l’unico elemento in grado di corrodere le restrizioni delle canonizzate narrazioni, restituendo e custodendo le storie asincrone di corpi apneici che continuano ad affogare nell’oblio.


Mostra personale a cura di Giulia Colletti

- promossa da MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna in collaborazione con Associazione Succede solo a Bologna


Orari di apertura:

da giovedì 2 a domenica 5 febbraio h 10-18