
Bologna 1977 | la ricostruzione del padiglione dell'Esprit Nouveau
La rivista Parametro all’inizio del 1977 promuove la ricostruzione a Bologna del Padiglione dell’Esprit Nouveau che nel 1925 Le Corbusier aveva edificato, non senza difficoltà e polemiche, all’interno dell’Esposizione delle Arti Decorative e Industriali di Parigi, kermesse a gittata mondiale destinata a celebrare l’apogeo del gusto Déco.
A poco più di 50 anni dalla comparsa del Padiglione dell’Esprit Nouveau di Le Corbusier durante l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali di Parigi nel 1925, approfittando della presenza della Francia come nazione ospite del Saie (Salone Internazionale dell’Edilizia ), nel 1977 la redazione della rivista Parametro promuove, sul prato antistante la Fiera, la ricostruzione di un esemplare di quel Padiglione il più possibile fedele al vero.
L’équipe di Parametro non è nuova a iniziative così eclatanti: Giorgio Trebbi, i fratelli Glauco e Giuliano Gresleri, Enzo Zacchiroli, solo per ricordare alcuni dei protagonisti bolognesi, erano stati al centro del movimento culturale che aveva lanciato importanti commesse, patrocinate dal Cardinale Lercaro, per chiese di moderna impostazione a Bologna. Le Corbusier era stato uno dei big interpellati, insieme a Kenzo Tange e ad Alvar Aalto, l’unico a riuscire a progettare poi effettivamente una chiesa per Riola.
In aggiunta a ciò, il contesto della produzione architettonica di quel periodo si pone a cavallo fra i piani di tutela per il centro storico, che ne garantiscono senz’altro la salvaguardia, bloccando ogni intervento in chiave moderna, e il Post-moderno consacrato in Italia dalla Biennale di Venezia del 1980.
Rispetto a tutto ciò, la linea di Parametro è chiara: è necessario un ritorno alle origini dell’architettura moderna attraverso la rilettura delle fonti primarie, tra cui, appunto, il Padiglione di Le Corbusier. Sullo stesso prato, nell’idea originaria, avrebbero dovuto trovare posto il padiglione di Konstantin Melnikov, anch’esso esposto a Parigi nel 1925, e quello di Mies Van der Rohe realizzato per l’expo di Barcellona del 1929, facendo diventare Bologna un punto di riferimento per i cultori dell’International Style.
Ottenuto l’incoraggiamento della Fondazione Le Corbusier di Parigi, Giuliano Gresleri (1938-2020), ricercatore e docente già studioso del maestro franco-svizzero, coadiuvato da José Oubrerie (1932-2024), fra gli ultimi collaboratori del Maestro, ridisegna fin nei dettagli il padiglione parigino, andato distrutto poco dopo la chiusura dell’esposizione del ‘25.
La Grandi Lavori spa, ai tempi impresa con cantieri in tutto il mondo, si offre di occuparsi degli aspetti costruttivi.
Vi sono spinosi problemi da affrontare che riguardano l’impossibilità di documentare dei dettagli dell’originale e l’irreperibilità di alcuni materiali impiegati nel modello parigino. In linea di massima, tuttavia, la copia bolognese si avvicina molto al progetto originale di Le Corbusier, obbligato a sua volta ad apportare variazioni all’esemplare costruito per l’esposizione, a causa dei ritardi accumulati e dell’abbandono di alcuni fornitori.
Il padiglione di Bologna, nel 2017, è stato oggetto di un restauro filologico a cura della Regione Emilia-Romagna con la supervisione della Fondazione Le Corbusier. Nel 2018, con la consulenza di Giuliano Gresleri, in occasione della mostra Phoenix, sono stati rinnovati anche i pannelli del Diorama che riportano le due viste del ‘Plan Voisin’.

- Le Corbusier - Piazza della Costituzione (BO)

- Le Corbusier - Piazza della Costituzione (BO)

- Le Corbusier - Piazza della Costituzione (BO)

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