A Sud del Teatro/1 – Saverio La Ruina
a cura di Gerardo Guccini | La Soffitta 2018
Dal 12 al 15 marzo, si svolge ai Laboratori delle Arti de La Soffitta il progetto “A Sud del Teatro/1 – Saverio La Ruina” a cura di Gerardo Guccini: la prima di tre “personali” che riguardano realtà appartenenti a un Sud del teatro inteso non in senso esclusivamente geografico, ma come «una regione antropologica dove proliferano parlate, identità e culture che alimentano intensi meticciati fra passato e presente, dialetti e italiano, dimensione performativa e dimensione individuale» (Guccini).
Lunedì 12 marzo, ore 15
Laboratori delle Arti/Teatro – P.tta P.P. Pasolini 5/b
Incontro/dimostrazione con Saverio la Ruina
Introduce Gerardo Guccini, ingresso libero
L’incontro ha una doppia funzione: presenta gli spettacoli che verranno presentati nel corso del progetto e consente di entrare nel laboratorio teatrale che li ha prodotti. Un laboratorio diffuso che comprende scrittura e recitazione, l’epica del racconto e l’interpretazione del personaggio, rapporti con il mondo teatrale e con collettività sociali vissuti al punto di ritrovare in sé le loro voci, le loro vicende, le loro immaginazioni. Saverio La Ruina mostrerà alcuni frammenti dei monologhi, spiegando i percorsi compiuti fra osservazione, scrittura e recitazione.
Martedì 13 marzo, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium – P.tta P.P.Pasolini 5/b
Scena verticale - Mascuolo e Fìammina
Di e con Saverio La Ruina
Ingresso a pagamento con acquisto del biglietto sul circuito Vivaticket
Un uomo semplice parla con la madre che non c’è più: la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale. Non l’ha mai fatto, prima. Certamente questa mamma ha capito tutto in silenzio, con infinito, amoroso rispetto. Ora, per lui, a fronte d’una tomba realisticamente innevata, scatta l’impulso, tipico della gente del sud, a confessarsi. Affiorano memorie di momenti belli e di momenti dolorosi. Il figlio avverte ancora il benessere di certe relazioni amorose, che però si rivelavano invariabilmente effimere, perché le cose segrete complicano destini e provocano fratture. Il figlio narra alla madre una vita che si è conservata quieta alla dura condizione di restare marginale. Si percepisce, nel suo racconto, qualche rammarico, qualche mancata armonia con lei. Ma tutto è moderato, fatalistico, contemplativo. In un meridione con la neve, tra le tombe, il figlio si sente finalmente libero di dire.
Mercoledì 14 marzo, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium – P.tta P.P.Pasolini 5/b
Scena verticale – Polvere, Dialogo fra uomo e donna
Di Saverio La Ruina | con Saverio La Ruina e Cecilia Foti
Ingresso a pagamento con acquisto del biglietto sul circuito Vivaticket
«Le percosse sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna è la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale e impalpabile, una polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo» (Saverio La Ruina). «Con Polvere tutto cambia rispetto al mondo dei monologhi. Cambia il ruolo che La Ruina coraggiosamente ritaglia per sé, non più quello della vittima ma del carnefice [...]. Cambia la lingua dei personaggi: alle sonorità rigogliose e morbide del dialetto calabro-lucano La Ruina sostituisce un italiano scarno, lineare, di plastica [...]. Cambia infine l’estrazione sociale dei personaggi e alle contadine analfabete del sud Italia subentrano due professionisti della contemporaneità, lei un’insegnante, lui un affermato fotografo dell’Espresso» (Angela Albanese).
Giovedì 15 marzo, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium – P.tta P.P.Pasolini 5/b
Scena verticale – Dissonorata
Di e con Saverio La Ruina
Ingresso a pagamento con acquisto del biglietto sul circuito Vivaticket
«In Dissonorata c’è il desiderio di dare una lingua (nella fattispecie il dialetto calabro-lucano della zona del Pollino) a una figura emarginata di donna (Pascalina) [...]. Altri autori hanno già dato voce a personaggi umili, poveri, emarginati. Nel mio caso si è trattato di dare voce a chi ha difficoltà anche con la parola. Non ho cercato solo di creare una tensione narrativa attraverso la successione serrata dei fatti. Per quanto mi è stato possibile ho cercato di creare un flusso sonoro, un andamento musicale, ricco di assonanze e ripetizioni, ma sempre nell’ambito di una comunicazione molto concreta, l’unica di cui questo personaggio è capace. Un flusso sonoro che potesse restituire le sfumature del suo carattere e i moti segreti del suo animo, ma anche la sua capacità di ammaliarti, di trascinarti nelle spire del racconto, di tenerti in ascolto all’infinito, capacità che hanno queste donne del sud» (Saverio La Ruina).
